Giorgio Poi racconta Smog, l'Italia e i sottomarini

In un pomeriggio al palco a parlare del disco, di Bologna e di un sacco di altre cose

Giorgio Poi in un frame del video di Luca Sorgato
Giorgio Poi in un frame del video di Luca Sorgato

Quando è uscito Fa niente, il primo album solista di Giorgio Poi, è stato il nostro disco dell’anno. Non era il suo primo disco, certo, ma quello è stato il primo come Giorgio Poi. “Smog” è il suo secondo album, e il secondo album è un album importante. Dicono che il primo è sempre interessante, il secondo è quello della conferma. 

Di dischi d’esordio se ne possono fare anche tre o quattro, con nomi sempre diversi. Invece i secondi dischi sono più rari, perchè per fare un secondo disco non basta fare un disco, ma bisogna farne due, e mano mano che si va avanti la situazione si complica. Credo che siano pochissimi i casi di secondi terzi dischi, improbabili i secondi quarti e impensabili i secondi quinti. Con questo voglio dire che Smog è un disco fatto in casa, e un disco è una delle poche cose fatte in casa a cui non si può aggiungere di seguito “come una volta”, perché una volta i dischi si facevano in studio. Insomma, di questo disco si potrà dire quel che si vuole, ma non che non sia un disco moderno.

Questo, invece, lo dice Giorgio Poi. Tre anni fa è tornato da Berlino per reimparare la musica italiana, al secondo album più che capirla ha iniziato a spiegarla di nuovo. A sè, a me, a quelli che l'altro giorno sono passati dietro di noi, che eravamo dietro una ferrovia, in un parco di Milano sud. 

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Il brano più vecchio del disco lo ha scritto che era ancora a Berlino, fra la chiusura e l’uscita del primo disco. Ma è quando è tornato dall’America, dov'era in tour con i Phoenix, che ha iniziato a lavorare sul disco seriamente, ai suoni e a registrare tutto, in 4-5 mesi. Tutti i pezzi passano tra Bologna e Roma, dove ultimamente si ferma quasi sempre. Anche se alla fine, mi dice, Bologna è casa. 

"Il mio modo di scrivere non ha un punto di partenza, nel senso che non parto con la volontà di scrivere qualcosa ma solo di parlare di una certa cosa in un certo modo, sopratutto per quanto riguarda i testi. Vado un po’ a naso, guardando a posteriori i testi mi sembra che in effetti ci siano più discorsi generali, che ci siano più dei concetti rispetto allo “specifico”, cioè ci sono forse più opinioni in questo disco. Più cose su cui do un’opinione, la mia." Che questo sia frutto di una scelta, di una maggiore lucidità, di un cambiamento fisiologico o del caso non lo sa neanche lui, forse sono tutte queste insieme. Se in "Fa niente" il particolare e il quotidiano era protagonista di una sua piccola epica, in "Smog" lo sguardo si allarga dalla macchina, l'aereo e la pizza è lo stesso Giorgio Poi a trarre delle conclusioni, senza lasciare che sia solo l'ascoltatore a tirarne fuori il senso. 

"Adesso mantengo un po’ le percezioni che si sono formate negli anni in cui ero via. Che poi non erano anni in cui si è formata un’opinione soltanto per il fatto che ero via, ma anche perché sono gli anni che vanno dai 20 ai 30, che per una persona sono quelli decisivi, per la calcificazione di quello che si pensa e si apprezza, lì si forma il gusto e la persona." Che poi è il discorso che fa anche come chi ha deciso di tornare alla Musica Italiana, e di restarci. 

"È una canzone che praticamente mette addosso a una ragazza quello che è capitato a me, quello che ho vissuto io, ovvero l’andare all’estero andando a cercare un qualche sogno di musica migliore, per poi accorgermi che in realtà, sì, ce ne stava di musica bella e interessante dove sono andato, però ce n’era tanta anche nel posto che mi ero lasciato alle spalle, che poi era il mio paese."

Veramente non ti piace viaggiare?

Veramente non mi piace viaggiare, il momento degli spostamenti soprattutto è un momento che non mi godo, non mi piace. "Sottomarini a forma di cazzo" era un insulto come un altro a un mezzo di locomozione. Nel senso che lì si fa tutto un discorso sugli aspetti negativi di tutti mezzi di trasporto, non essendo mai stato su un sottomarino l’unica cosa, l’unica offesa che potevo fare a un sottomarino, è che è semplicemente a forma di cazzo. 

Anche in "Stella" te la prendi con un mezzo di trasporto, un aereo, ma per un altro motivo. 

Sì è vero, lì è per un inganno, in questo caso però non da passeggero ma da spettatore. Credo sia capitato a tutti quella cosa per cui vedi una stella luminosissima, la più bella di tutte, oppure pensi sia un UFO, e poi ti accorgi che è un aereo. Ma la quotidianità penso non sia fatta di eventi sensazionali, ma di cose molto semplici. E quindi penso che se uno dà alla propria esistenza la pretesa che sia costellata solo di cose eccezionali rimarrà alla fine molto deluso. 

Sei uno a cui piace disegnare?

È una passione molto recente in realtà, non ho mai disegnato né credo di avere grandi doti da disegnatore né di illustratore; semplicemente ho scoperto che in un qualche modo riuscivo ad esprimere un qualcosa che poi alla fine mi soddisfava, anche e forse proprio per la mia totale incompetenza tecnica nel disegno. Quindi ho iniziato a fare questi disegni ed è stato bello metterli nel libretto e farci la copertina. Penso per esempio che un musicista che non ha idea di come si suoni uno strumento in realtà spesso può tirare fuori delle cose che sono molto più interessanti rispetto a qualcuno che conosce bene quello strumento, saranno sicuramente tecnicamente imperfette però possono essere molto più interessanti; per me ad esempio questo è il massimo che posso fare, io tecnicamente con il disegno non posso fare di più e penso questo faccia venire fuori delle cose interessanti. 


C’è uno strumento in particolare che non suoni e ti piacerebbe suonare? 

Il pianoforte non lo so suonare, so fare giusto due accordi però non l’ho mai suonato per davvero. 

 

 

 

 

 

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L'articolo Giorgio Poi racconta Smog, l'Italia e i sottomarini di Vittorio Farachi è apparso su Rockit.it il 2019-03-14 16:00:00

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