Giovanni Truppi, il nuovo disco, Sanremo e Dio

"5" è il nuovo EP del cantautore napoletano, che duetta con Calcutta, Niccolò Fabi, La Rappresentante di Lista e Brunori. Cinque canzoni d'amore che potrebbero vincere tutte il Festival

Giovanni Truppi, foto di Sebastiano Tomada Piccolomini
Giovanni Truppi, foto di Sebastiano Tomada Piccolomini

Giovanni Truppi sa usare le parole come pochi altri e non è esattamente un cantautore pop, ma quando ci si avvicina, scompone la musica per togliere punti di riferimento, o per seguire il suo filo in testa. Ha scritto tra le più belle canzoni degli ultimi anni e non ha paura di mettere a nudo i propri sentimenti, anche quando fanno malissimo, oppure di dissacrare tutte le convinzioni. In più, cosa non da poco, è il cantautore preferito dai colleghi, che quando ti dicono chi ascoltano più volentieri, ci mettono quasi sempre il suo nome. 

Torna oggi con 5, un EP di cinque pezzi di cui tre editi e due inediti, ma anche di duetti con Calcutta, Brunori SAS, La Rappresentante di Lista e Niccolò Fabi. Non è tutto: il CD è accompagnato da un fumetto dal titolo Cinque, in cui ogni canzone è stata illustrata da 6 differenti disegnatori: Fulvio Risuleo e Antonio Pronostico per Mia, Cristina Portolano per Conoscersi in una situazione di difficoltà, Piero Scarnera per Due segreti, Mara Cerri per Procreare e Zuzu per Il tuo numero di telefono.

Poesia e civiltà è stato uno degli album più belli del 2019 ma, paradossalmente, il grande pubblico ha iniziato ad accorgersi di lui quando Scomparire, un suo pezzo vecchio, è stato coverizzato all'ultimo X Factor. Intanto, il tour che già l'ha visto protagonista per tutta l'estate, è ripartito da fine novembre fino a febbraio. 

Perché hai sentito l'esigenza di riaffrontare alcuni dei tuoi pezzi con altri musicisti?

Non l'avevo mai fatto e l'idea m'intrigava. Non solo il fatto di registrare mie canzoni con degli ospiti, ma anche collaborare singolarmente con Calcutta, Brunori, Niccolò Fabi e La Rappresentante di Lista è stato molto affascinante. Anche i due inediti sono canzoni che facevano parte della lavorazione di Poesia e civiltà, e mi faceva molto piacere che uscissero sulla scia dell'album piutosto che andassero a finire in un mio prossimo disco che non so come sarà. Nel frattempo ho avuto anche l'idea di coinvolgere degli illustratori e dei fumettisti per veder cosa sarebbe uscito con le mie canzoni e le due esperienze sono confluite in Cinque, l'EP e il libro.

Come hai scelto le tre canzoni già edite?

Sia pensando a chi le avrebbe interpretate, parlandone con loro, ma anche per un motivo ben preciso: mi piaceva porgere un lato di Poesia e civiltà del quale mi sembra si sia parlato un po' di meno, quello sentimentale. Del disco si è parlato un sacco dell'aspetto politico e mi faceva piacere parlare un po' d'amore.

Degli ospiti che mi dici? Perché loro?

Fondamentalmente mi sembra stiano bene tutti quanti insieme. Ad esempio, per Conoscersi in una situazione di difficoltà, ho pensato subito a Niccolò perché ne avevamo parlato e sapevo che gli piaceva molto. Quindi è risultato un lavoro che dipende sia dall'affinità artistica, sia da come sono evoluti alcuni rapporti umani negli ultimi mesi.

Quella canzone l'abbiamo registrata anche per Notturni con La rappresentante di lista, che poi ha collaborato con te a un altro pezzo in 5.

Ovviamente c'ho pensato, sapevo che avrei voluto fare assolutamente una cosa con lei, però mi sono detto che sarebbe stato più interessante fare una cosa nuova anziché ripetere lo stesso tipo di collaborazione e avevo molta voglia di giocare con Due segreti, ero molto convinto che dovesse essere fatta con un'altra voce femminile.

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Ce ne sono alcuni rimasti fuori con cui avresto voluto collaborare?

Eh sì, ce ne sono tanti. Mi piacerebbe fare qualcosa con Andrea Appino e con Davide Toffolo, per farti due esempi.

Cinque si compone di due parti: una è l'EP e l'altra il graphic novel. È un mezzo che ti ha sempre  appassionato?

Ti confesso che ho seguito questa tendenza da lettore, nel senso che prima conoscevo molto meno questo mondo e con l'hype che c'è stato negli ultimi anni mi sono più interessato. Forse però è una cosa che ho sempre avuto in testa, inconsapevolmente: se penso alle copertine dei miei dischi, ce ne sono due disegnate, di cui una da Cristina Portolano che firma anche una delle storie di Cinque. Questo tipo di linguaggio mi apparteneva anche prima che lo sapessi, non sarò certo il primo a dire che ci sono tante cose in comune tra il mondo della canzone e quello del fumetto,  due arti considerate da sempre minori, che si basano su un'immediatezza e una contingenza che altre probabilmente forme di espressione hanno di meno.

A proposito di immediatezza, come hai accolto la cosa di essere stato coverizzato a X Factor?

Per fortuna mi ha fatto piacere doppiamente, nel senso che ero già felice che avessero scelto una mia canzone per X Factor e poi perché il ragazzo, Eugenio Campagna, l'ha cantata bene e l'ha fatta sua. Non era scontato, non lo conoscevo e non sapevo cosa aspettarmi. È una cosa bella accorgermi di riuscire a comunicare con persone in contesti che non sono immediatamente quelli vicini a me, mi sembra un bel risultato. Scomparire è una delle prime canzoni che ho scritto, non è stata mai né un singolo né niente, la sua versione originale non è neanche su Spotify (arriverà), ho iniziato a farla ai concerti da poco tra l'altro. Le mie canzoni sono passate in tv in altri modi, ma l'accostamento al talent passando per la via autorale mi sembra l'unica possibile.

foto di Sebastiano Tomada Piccolomini
foto di Sebastiano Tomada Piccolomini

Sempre per parlare di musica in tv, a Sanremo c'hai mai pensato?

Sì, ma sempre in maniera poco concreta. Ovviamente quando penso alla mia musica e a cosa mi piacerebbe fare, Sanremo non è in cima alla mia lista; detto questo, se domani qualcuno mi chiamasse per invitarmi al Festival perché gli è piaciuta una mia canzone, sono sicuro che ci penserei molto bene.

Della polemica che c'è sui testi degli ospiti di Sanremo, qual è il tuo pensiero? Sai Junior Cally, i Pinguini...

Oddio, che hanno fatto i Pinguini? Non lo sapevo. Questa è una questione molto complicata: da una parte penso che ognuno debba essere libero di scrivere quello che vuole, dall'altra io non conosco Junior Cally, però sento tante robe di hip hop o di trap e a volte mi sembra ci siano contenuti misogni o violenti, spesso la donna appare sotto una luce che io non condivido; allo stesso tempo ci sono delle cose che mi fanno divertire di questa narrazione, le prendo come un fumetto, come guardare un film di Tarantino. Credo che la priorità, sia di una dimensione artistica, sia di un dibattito pubblico, debba essere la qualità delle cose, perché se ci mettiamo a disquisire sui testi di un artista, diventa un dibattito che m'interessa, ma che merita molto più approfondimento di così.

Proprio dei testi: tu citi spesso Dio e io non capisco quale sia il tuo rapporto con questa entità

Quando parlo di Dio o rifletto sul divino, non mi riferisco mai alla religione cattolica, ma a una dimensione di trascendenza che qualche volta mi è capitato di percepire. A volte mi sembra un punto in cui s'incontrano la fisica, la scienza e il sacro, ed è un punto che ha a che fare con quanto siamo tutti collegati. Questo ha delle fondamenta scientifiche, prima ancora che mistiche. Come vedi, le mie idee in materia sono estremamente confuse (ride), però questo tipo di suggestione è senz'altro una forma di ispirazione.

Più profanamente: tu non sei un cantautore molto social, usi le piattaforme ma non ci tieni a mostrare la tua vita ai fan. Hai una giornata tipo che vuoi salvaguardare?

Ti posso parlare della giornata tipo quando riesco ad averla, perché suonare spesso in giro ti porta a non avere una routine vera e propria. Quando non sono in tour tento di avere la mia giornata tipo da impiegato: cerco di svegliarmi presto la mattina per andare nel mio studio e lavorare alla musica. È un approccio che mi piace molto e che considero paradossalmente romantico.

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Hai mai voluto scrivere le tue storie sotto forma di romanzo? 

Assolutamente no. Ho provato una volta a 13 - 14 anni, ho scritto una pagina. Col tempo ho capito che, nonostante sia un lettore di romanzi, amo troppo la forma canzone e non sento per niente l'esigenza di allontanarmene, anche perché sento di avere ancora molto da imparare.

Poesia e civiltà è il tuo disco più pop, ma anche quello meno ironico. Questa è la tua via definitiva o ti manca qualche asprezza passata, nei suoni come nelle parole? 

Sono molto contento di come sia uscito Poesia e civiltà, era assolutamente quello che sentivo l'esigenza di fare. Certo, mi manca un po' l'ironia, la scomposizione, il rock, ma credo sia bello che in un percorso uno vada da una parte, poi torni dall'altra. Il prossimo disco potrebbe essere tutto il contrario di tutto.

 

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L'articolo Giovanni Truppi, il nuovo disco, Sanremo e Dio di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-01-31 13:58:00

Tag: album

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