Descrizione

"Cuore Nero" é il nuovo album di Olden, in uscita il 28 maggio 2021.
Prodotto da Flavio Ferri (Delta V) e pubblicato dall'etichetta Vrec, cosí come il precedente "Prima che sia tardi".

CUORE NERO - Track by track
1. Cuore Nero
Il cuore inteso come simbolo di vita, ma allo stesso tempo emblema della fragilità dell’esistenza, soprattutto quando perde il suo colore e diventa scuro, smettendo di pulsare e atrofizzandosi fino a fermarsi.
Il cuore nero tenta di nascondersi, ferito, ma resta imprigionato in una scatola di vetro, costretto a mostrarsi solo e privo di battito. Vorrebbe evadere e ricominciare a battere, ma non può: i suoi tentativi di volo vengono intercettati, facendolo precipitare di nuovo nel suo nascondiglio. Resta in attesa di una nuova partenza, possibile solo quando finalmente tutto il dolore sará passato.

2. Un figlio solo
Un padre saluta il suo unico figlio in quello che sarà probabilmente il loro ultimo viaggio insieme. Un viaggio segnato dal dolore per il distacco, dalla paura della solitudine, dall'angosciosa consapevolezza di un futuro privo di speranza.
Attraversando strade e deserti, il padre però immagina per il figlio un finale alternativo, lontano da angosce e preoccupazioni: “Scegliti un nome nuovo, una città…”
È la proiezione di un futuro consolatorio, una visione che per un attimo cancella la realtá e forse la sconfigge: “C’è mancato poco che non succedesse mai…”
La canzone è isipirata alla sequenza finale del film “La venticinquesima ora”, di Spike Lee. È stata scritta in pochi minuti mentre Olden guardava la scena per l'ennesima volta.

3. Per diventare un fiore
Trasformarsi in fiore è un modo per uscire da se stessi e rinascere, cancellando un'esistenza precedente e il suo dolore. È la celebrazione della fine di qualcosa che si vuole dimenticare, ma anche un nuovo inizio catartico e una liberazione.
Il desiderio di sparire per sempre convive con la necessità di esistere di nuovo, assumendo sembianze di bellezza primordiale: un fiore è esclusivamente figlio della terra, un archetipo che si è liberato dai pesi e dalle ombre che portava con sé e che finalmente può essere solo forma e pensiero.
Nella canzone per un attimo, Olden riesce ad esistere davvero, perché, come scrisse Hegel, "il vero è il divenire di se stesso".

4. Kaddish
- C'è un libro che è sempre stato nella mia valigia e in tutte le case che ho abitato: un'edizione tascabile di “Urlo” di Allen Ginsberg, con il prezzo ancora in lire. In questa edizione, il capolavoro della beat generation è accompagnato da un componimento meno noto: “Kaddish”. - (Olden)
Il Kaddish è una delle più antiche preghiere ebraiche. Il più noto è il Kaddish del lutto, recitato nei rituali funebri. Il poema di Ginsberg ricorda la madre Naomi, scomparsa nel 1956: la sua presunta pazzia, i ricoveri in ospedale, la morte.
La storia è in sintonia con il tema centrale del disco, pervasa com'è da un senso di solitudine e di necessità di catarsi, attraverso il passaggio a una nuova vita priva di dolori e preoccupazioni. Racconta anche ciò che tutti stiamo vivendo in questo periodo storico: la paura di ammalarci e restare soli, senza il conforto della vicinanza di coloro che ci amano.

5. Rinascere altrove
“Se non crolla tu fallo saltare il tuo pallido amore, poi ci penserá il tempo a curare la tua parte migliore.”
Talvolta è necessario toccare il fondo per ritrovare il senso smarrito e ricominciare a vivere. Restare soli con se stessi per ritrovare la propria essenza (“Un bambino si é perso e non vuole tornare piú”), trovando il coraggio di distruggersi allo scopo di ricostruirsi e infine “rinascere altrove”.
Tutto ciò richiede di accettare la fine di qualcosa che non esiste più e il coraggio di determinare il proprio futuro. Accontentarsi di sopravvivere non è sufficiente: è necessario cercare la propria personale felicità.

6. Ari la donna cigno
Le “donne cigno” appartengono all'etnia birmana dei Kayan, e sono fuggite dal feroce regime militare del loro Paese, sperando di trovare asilo politico in Thailandia.
Il loro nome deriva dall'ornamento tradizionale fatto di anelli di ottone sistemati intorno al collo, che deformano la clavicola, provocando l'abbassamento delle spalle. Questo genera l'illusione che il collo sia lunghissimo. Il processo è doloroso e irreversibile.
Lo stato thailandese, non solo ha negato la cittadinanza a queste donne, ma le ha trasformate in attrazione turistica con la complicità di vere e proprie organizzazioni criminali. Le donne cigno vivono in un ghetto da cui non possono fuggire, sorridono obbligatoriamente per le foto ricordo, sono prive di qualsiasi diritto.
La leggenda narra che la prima donna cigno sotto la luna piena di un mercoledì, dall'amore del Dio del Vento per una femmina di drago. La storia vera è diversa, vergognosa e ben dissimulata, sotto le luci dei flash e i rumori di uno squallido mercato.

7. Oceani
Incomprensioni irrisolte, parole non dette e la vita che cambia: basta poco per allontanare due persone che pure si vogliono bene. Alla fine, non hanno più nulla da dirsi. La felicità comune è preclusa.
Quando le distanze diventano incolmabili, si nuota in oceani “troppo grandi per comprenderli”. L'unica soluzione è accettare che sia giunto il momento di farsi da parte, che “questo non è il posto mio”. Il tempo ha cambiato troppe cose, e in fondo è normale che ciò accada.
La consapevolezza ci porta ad allentare la presa. Si ricomincia di nuovo, altrove, senza rimpianti.

8. Le nostre vigliacche parole mancanti (Feat. Pierpaolo Capovilla)
Un brano composto a quattro mani con Pierpaolo Capovilla (Teatro degli Orrori), attraversato da un sentimento accusatorio di stampo “civile” nei confronti di una società troppo spesso silente, di uno Stato complice e vincolato a una concezione patriarcale. La Storia si confonde con la storia, più intima e privata, di un rapporto ormai concluso, della cui fine si prende tardivamente coscienza.
Un omaggio anche a Pasolini, che in “Religione del mio tempo” scriveva: “Nessuno perciò è davvero amico o nemico, nessuno sa sentire vera passione.” Nella raccolta poetica, Pasolini accusa l’Italia di avere tradito il proprio passato resistenziale, abbracciando il consumismo piú sfrenato e l’arrampicamento sociale: ovvero l'opposto.
Esprimersi su certe materie è doveroso. Il silenzio è complicità.

9. Più veloce di un saluto
Il disperato grido di un uomo che sta male, rinchiuso nelle proprie angosce, che sente di aver fatto “tutto quello che ha potuto” ma non è riuscito a curare le proprie ferite da solo. Ciò che egli vede e sente forse non esiste, e di certo gli altri non lo comprendono.
Da qui la paura dell’abbandono, il senso di colpa, un bisogno di felicità deluso e colpito nel profondo.
È l’abisso dell’incomprensione, il pozzo nero della solitudine, l’ultimo saluto prima della resa. Ma forse è solo una violenta richiesta d’aiuto, la richiesta di un abbraccio che manca da troppo tempo (“carezze distratte, abbracci lontani”). Forse quell'uomo sta ancora aspettando, prima di arrendersi davvero.


Il 30 Aprile uscirá il primo singolo "Per diventare un fiore"
“PER DIVENTARE UN FIORE” è il primo singolo tratto da “Cuore nero”, il nuovo album di OLDEN. Dissonanze e suoni distorti annunciano una svolta rispetto a “Prima che sia tardi” (Vrec, 2020). Tuttavia, il discorso riprende là dove l'album precedente lo aveva lasciato. Poco più di un anno è passato dall'uscita del primo, a ridosso della pandemia, e il senso di straniamento causato da questa si respira chiaramente nelle nuove canzoni. In merito al singolo, OLDEN racconta:

«“PER DIVENTARE UN FIORE” è un urlo liberatorio, scaturito dal silenzio e dalla solitudine del primo lockdown. Avevo bisogno di espellere le ferite interiori accumulate negli ultimi mesi, non solo a causa dell'isolamento forzato ma anche in seguito ad alcuni episodi personali duri e dolorosi che mi sono trovato a gestire, senza avere avuto il tempo per prepararmi ad affrontarli. Trasformarsi in fiore è un modo per uscire da se stessi e rinascere, cancellando un'esistenza precedente e il suo dolore. È la celebrazione della fine di qualcosa che si vuole dimenticare, ma anche un nuovo inizio catartico, una liberazione. Il desiderio di sparire per sempre convive con la necessità di esistere di nuovo, assumendo sembianze di bellezza primordiale: un fiore è esclusivamente figlio della terra, un archetipo che si è liberato dai pesi e dalle ombre che portava con sé e che finalmente può essere solo forma e pensiero. In questa canzone, per un attimo, riesco a esistere davvero, perché in fondo, citando Hegel, "il vero è il divenire di se stesso".»

Il brano, così come il resto dell'album, è prodotto da FLAVIO FERRI, che nell'ultimo anno ha lavorato a progetti di grandissima qualità nei quali ha coinvolto artisti eccellenti come Gianni Maroccolo, Carlo Bertotti (da un quarto di secolo suo sodale nei Delta V), Livio Magnini, Marco Trentacoste, Luca Ragagnin, e molti altri. I suoi arrangiamenti hanno vestito la straordinaria voce di OLDEN con suoni per nulla scontati e perfettamente in linea con il senso dell'opera.

“PER DIVENTARE UN FIORE” è anche un video, diretto dallo stesso Ferri e ambientato a Barcellona: un cosmo vuoto sul confine del mare, distopico e desertificato, in cui si riflettono nitidamente la rabbia, l'impotenza e il desiderio di riscatto che la canzone esprime.

Credits

Registrato e mixato tra febbraio e marzo 2021 da flavio ferri al republica recordings barcelona.
Pubblicato da Vrec e distribuito da Audioglobe.
Management: Marco Olivotto - Moonmusic
Ufficio Stampa: Davvero Comunicazione
Grafica/artwork: Giada Cardillo e Marco Olivotto

credits:
Olden_voce, chitarra, tastiere
Featuring di Pierpaolo Capovilla in "Le nostre vigliacche parole mancanti"
Ulrich Sandner_chitarre, bass pedal
Alex Carmona_Batterie
Francesco Miceli_Batterie
Flavio Ferri_chitarra, basso, tastiere, batterie

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