Hanno la caratteristica di scrivere patinate e ridondanti note biografiche in cui viene esaltata la propria vena artistica sperimentale (?) non dedita a compromessi. Ma se a volte (pochissime volte) la nota biografica, seppur autocelebrativa, rispecchia in qualche aspetto la realtà, in questo caso la situazione è diversa.
Ispirati in maniera chiarissima ai maestri Korn, di cui abbiamo reminescenza in trame chitarristiche e vocali, altre influenze meno chiare - ma pur sempre forti - sono i Sepultura di Max Cavalera, gli Extrema o qualunque altro gruppo che abbia mai deciso di mettere un distorsore alla chitarra, e di metterlo nel modo che chiunque abbia mai ascoltato una canzone metal conosce alla perfezione.
Ecco perciò le parti vocali che, se nella lingua inglese risultano accettabili, nel cantato italiano si dimostrano agghiaccianti: cantato nasale caratterizzato da un accento ibrido che, applicato alla rappata veloce e distorta del genere, risulta sinceramente brutto - senza contare chitarra, basso e batteria che suonano in maniera esageratamente monolitica e monocorde. Citiamo però l’unico episodio sufficiente del disco che porta il titolo di “Insanity”, traccia di apertura che ha nella freschezza melodica la sua forza (seppur relativa).
Il nostro consiglio è, ancora una volta, molto semplice: se si vuol resistere alla storia (enorme traguardo), se si vuol tentare di svolgere bene la propria missione (traguardo ambiguo) o se si vuole semplicemente cercare di costruire qualcosa di bello anche solo di fronte a se stessi (giusto traguardo), bisogna cercare nuove strade. Perché quella battuta da questo “Brain” non è all’altezza di nessuna aspettativa.
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La recensione Brain di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-05-27 00:00:00
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