Brahaman Official Anche il più ottimista 2012 - Cantautoriale, Rock

Anche il più ottimista precedente precedente

... e anche il più ottimista sa che, per quanto ognuno di noi lo desideri con tutto il cuore, non si potrà mai più tornare indietro.

La generazione dei trentenni che i Brahaman cantano nel loro nuovo “Anche il più ottimista” è la mia generazione. Io mi ricordo perfettamente di quando, nel ’92, scoppiavano le bombe a Palermo: avevo nove anni. Il giorno della morte di Borsellino stavo tornando da una gita al lago con i miei; ai tempi avevamo una Regata 70 Weekend, manco a dirlo color argento e con la ruggine intorno ai paraurti. A me piaceva stare sul sedile davanti e ogni tanto, la domenica, nel parcheggio vuoto del supermercato l’ho pure guidata. La notizia dell’attentato l’ho sentita dalla radio, eravamo in coda. Mio papà che aggrotta la fronte e cerca di sentire meglio, mia mamma che mi tiene buono e chiedendomi per favore di stare zitto… So bene di cosa parlano i Brahaman, perché tutte queste cose io le ho vissute. E quando il disco si apre con un pezzo come “’92”, per forza fai mente locale, non ci scappi.

“L’urlo” quindi, da semplice pezzo diventa un fendente emotivo a colpi di clarinetto e chitarra tagliata, un omaggio a Ginsberg fin dal titolo. Io “L’urlo” l’ho letta per la prima volta al liceo. Erano gli anni Novanta. “L’impiegato del mese” è un inno new wave/elettrosintetico, disilluso alla realtà di tutti i giorni, una realtà all’insegna della maledizione ciclica del lavoro eternamente precario. Questa non l’abbiamo vissuta, la stiamo tuttora vivendo. “Superbia” invece ha tutto un altro scopo: ancorare saldamente i Brahaman ad un certo tipo di musica, ad un certo tipo di rock. Il pezzo è una tirata antinucleare dal sapore famigliare. Eccerto, c’è dentro Manuel Agnelli. Ci sono anche le chitarre. E c’è un ritornello che sembra uscito direttamente da un disco degli After, un vestito cucito su misura. Vestito che calza a pennello anche per il resto del disco, per una “Adrenalina” che vorremmo leccare per risvegliarci dal torpore di “Un mercoledì”, l’ennesimo, completamente privo di significato. Un po’ come i giovedì, i venerdì, i sabato…

Forse il senso allora va cercato nel sound, nella bellezza della libertà da celebrare con un “Inno”, negli arrangiamenti sorprendenti, nell’incedere perpetuo del cantato che raramente lascia un centimetro di respiro, e se lo fa un motivo ci sarà; nei sax, quei meravigliosi sax (già protagonisti nei due precedenti Ep dei Brahaman e, a mio parere, il vero punto di forza del gruppo) che non siamo più abituati a sentire a meno che non si parli di Springsteen o degli anni Ottanta, che per noi trentenni significano “da piccoli” e oggi ci fanno pensare a “Come eravamo”, capaci di stupirci per tutto e sempre “contenti per caso”.

Va cercato nei film di Francesco Nuti, che a me non sono mai piaciuti, ma ricordo perfettamente quando li passavano in seconda serata su Rete 4, con quella fotografia assurda neanche stessimo parlando dell’ispettore Derrick: un “ricordo fluorescente da tardo adolescente”. Adolescente come l’amore cieco di De André, la cui ballata diventa il modo migliore che hanno i Brahaman per parlare d’amore. Non so come funzioni adesso, ma noi, ai tempi, per farlo eravamo soliti usare il punk e le frasi di qualcun altro. Chiedetelo ai nostri diari scarabocchiati da cima a fondo nella speranza che queste parole non cadessero nel vuoto o si trasformassero in “aforismi banali”.

Una speranza destinata a morire. Perché il mondo è cambiato e tutto puzza di vecchio; e anche il più ottimista sa che, per quanto ognuno di noi lo desideri con tutto il cuore, non si potrà mai più tornare indietro.

---
La recensione Anche il più ottimista di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-11-26 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia