Vidra La fine delle comunicazioni 2016 - Pop, New-Wave, Electro

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I Vidra realizzano una sorta di gran ballo del synth-pop

Qualche tempo fa è stato messo in vendita il vinile "destinato agli alieni", ovvero il disco trasportato a bordo delle due sonde Voyager spedite nello spazio profondo nel 1977 (per saperne di più leggere qui). Eppure, anche se nel '77 non erano ancora ovviamente nati, non parrebbe esserci canzoni migliori per una sgambata fuori dal Pianeta Solare di quelle contenute in "La fine delle comunicazioni", album d'esordio dei Vidra. La band salernitana, ormai attiva da dieci anni, realizza una sorta di gran ballo del synth-pop, dove tutte le componenti, dagli svolazzi degli archi, ai tappeti elettronici di tastiere sino ai gorgheggi vocali sono al servizio dell'unica grande missione: far ballare il mondo, anzi lo spazio intero.

Ecco allora la title track, il secondo pezzo, una magnifica metafora sulle fine di un amore letto tramite gli occhi, i nervi e la tuta spaziale di Yuri Gagarin. Il cosmonauta russo è il perfetto protagonista di una storia d'amore terminata anzitempo, con quella nostalgia canaglia, quel passato che sa, ancora, di futuro vera e propria cifra stilistica dei Vidra. Un gruppo che, tenendo bene presenti le sue stelle fisse (un certo glam sintetico à la Matia Bazar), riesce ad interpretare con slancio, personalità e assoluta perizia questo calderone di riferimenti musicali incrociati.

Se "Titanio" è un rock-spaziale fatto di muscoli e sostanza, "Trimotore idrovolante" è una vera e propria festa glitterata e sintetica, dove le tastiere di Francesco "Frencio" Fecondo danno cuore e sostanza al pezzo, la viola di Michela Coppola dona quel tocco classicheggiante che non viene mai meno e le "macchine soniche" di Davide Emanuele Zinna si uniscono e si fondono alla perfezione con le liriche cantate da parte di Antonella "Giga" Gigantino, la quale interpreta una storia fascinosa, retrò ed area: una canzone tutta da ballare, tutta da volare (da cui è stato tratto anche un gustosissimo video con la partecipazione di Amedeo Minghi). 

Insomma se forse "La fine delle comunicazioni" non è l'album più profondo e denso di significati uscito oggi in Italia, è sicuramente una riuscitissima prova di come si possa giocare con gli elementi del passato senza suonare obsoleti. Piccola/grande perla del disco è la decima traccia, "Cumuli di te". Antonella Gigantino costruisce attraverso una voce coinvolgente e avvolgente un racconto romantico e affilato di grande impatto. Sempre, ovviamente, da ballare, rigorosamente con un vestito glietterato,"fermando il tempo con le mani". 

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La recensione La fine delle comunicazioni di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-09-29 00:00:00

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