Perturbazione Waiting to happen 1998 - Cantautoriale, Rock, Alternativo

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L'utilizzo della lingua inglese in ambito italiano è sentito spesso come sintomo di mancanza di idee. Nel caso del quintetto torinese l'impressione si rivela subito sbagliata: citazioni letterarie ("Last exit to Brooklin" di Hubert Selby jr., Ian Mc Ewan), ambientazioni suggestive (il fronte franco-prussiano del 1918), invettive rivolte alle multinazionali, il tutto affrontato senza eccessi retorici. Chiusa questa doverosa premessa, l'ascolto di questo esordio sulla lunga distanza (è del '96 il 45 giri "Corridors/A Huge Mistake") si rivela affascinante. L'intensa voce di Tommaso Cerasuolo, autore dei testi, si appoggia su un tappeto sonoro offerto dagli intrecci tra la chitarra di Gigi Giancursi ed il violoncello di Elena Diana, dal basso di Stefano Milano e dalla batteria di Rossano Lo Mele. Se l'insieme è estremamente compatto, è necessario segnalare i particolari: ascoltare per credere il violoncello malinconico introdotto da una batteria campionata in "Where were you...", gli arpeggi di chitarra in "Passed Away", la batteria contagiosa di "Cuki", l'intensissima prova vocale incalzata dal violoncello in "Another Huge Mistake", la chitarra acustica doppiata dall'armonica nello strumentale "Caspiriña". Uno degli ingredienti è sicuramente la malinconia, ma non mancano gli episodi divertenti: "Happy New Age", unico brano in italiano, quasi uno scherzo tra amici, che si prende gioco dei miti posticci dell' "Era dell'Acquario", i nonsense di "Magik Mulatto", l'intro autoironica della ghost track. Il disco è impreziosito dall'illustre presenza di due ex Franti, Stefano Giaccone, che presta il suo sax all'intro dagli aromi "made in Canterbury" di "Violet", e Lalli, che offre il consueto pathos vocale a "Passed Away" e "Violet". Compagni di viaggio del pop da camera dei Tindersticks, del folk rock elettroacustico di scuola americana (I Rem più bucolici, ma non solo), ma anche della vena più melodica di Robert Wyatt, i Perturbaziòne trovano una personalissima via al pop perfetto. A differenza del cuore disegnato in copertina, che si allontana dal proprietario, c'è una forte probabilità che il vostro rimanga catturato dal fascino di "Waiting to Happen". A meno che siate insensibili all'onestà di chi offre la traduzione in note dei propri sentimenti.

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La recensione Waiting to happen di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-01-25 00:00:00

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