Siamo tutti figli di film di cui abbiamo capito molto poco
Musica e immagine, canzoni e illustrazioni. Si tratta di un connubio che va d'accordo volentieri e che di frequente sfocia in un unico artista ambivalente. È il caso di Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti, per esempio, ma non solo.
"Mi trovi in un cassetto, in una fotografia oppure in un disegno" dice Gionata inGroviglio, con la voce sempre pulita che qui si fa anche calda, mentre in altre tracce sembra "sgolarsi" per cantare alcune verità come accade in Lavorare stanca: "Sarebbe bello tornare a qualche anno fa, quando c’era più tempo per perdere tempo"; è una delle intuizioni che sgorgano dai testi del disco. E comunque anche le foto sono molto presenti (Lascia che sia, Il futuro è un bel ricordo).
Nelle dieci canzoni del suo terzo album, che danno vita a un ascolto omogeneo e coerente con la chitarra protagonista, il cantautore e disegnatore toscano dall'anima indie pop tocca con ironia e cinismo certi tasti attuali del vivere quotidiano come l'apatia: "Siete tutti fantastici ma preferisco il mio cane" è un verso di Burnout che tra l'altro inizia così, "Non mi piace nessuna ma sto bene con tutte...". Un incipit fulminante almeno quanto quello della title track: "Siamo figli dei film ma ci vestiamo di merda".
Qua e là emerge un gusto del catastrofico, sempre filtrato dal sarcasmo: "Chiedo un favore a una stella che cade, fammi sparire, ti prego, all’istante". O forse è solo colpa del non sapere più "in cosa credere" e del non voler più chiedere aiuto a nessuno (Buena sorte). Non manca un tocco lo fi, intimo e piovoso (Canzone di pioggia).
"Ma quanta strada ancora dobbiamo fare? Dove vogliamo andare, poi cos’è che siamo noi?" chiede Voglio sorridere un po', mentre Ossessione afferma: "A quelli come noi non frega niente di fare dei figli, non frega niente di comprare una casa, di fare la spesa o avere un vestito da sposa, come si fa a capire cosa vogliamo fare di noi? Se poi vogliamo tutto e non vogliamo niente, odiamo lavorare...".
Gionata interpreta una generazione che sembra figlia di film di cui ha capito poco: si è persa l'inizio, la trama risultava sconnessa, i personaggi sono troppo sfuggenti, il finale è sospeso.
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La recensione Figli dei Film di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-12-09 22:37:14

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