Descrizione

Esce venerdì 19 gennaio Buh!, il nuovo album di Suvari, pubblicato da Nufabric.

Anticipato dai singoli Coriandoli, Doppio Standard e A casa tutti Bene e l’album si avvale del lavoro di produzione di Federico Dragogna dei Ministri, che ha scelto di sposare il progetto di Luca De Santis e di affiancarlo nella lavorazione di queste nove tracce che rappresentano l’atteso ritorno discografico di Suvari, a cinque anni di distanza dall’ep Di cosa hai paura?.
Nonostante questo arco temporale, l’album è in realtà nato con una genesi veloce, con brani scritti di getto, a mo’ di impulsi di idee e sentimenti.

Interamente scritte da Luca De Santis, le nove canzoni si snodano tra diverse emozioni e sonorità, seguendo un filo conduttore che porta a una destinazione comune: far pace con i propri fantasmi. Un riferimento, quello ai fantasmi, presente in tutta la sua evidenza già nel titolo e nella copertina di Buh!

“L’idea è che l’unico modo per vivere al meglio e sopravvivere a un mondo ostile sia fare pace con se stessi e con i propri fantasmi” racconta Suvari, per il quale la musica rappresenta la migliore forma espressiva per potersi raccontare, riscoprire e rimettersi in gioco in seguito alla rara forma di neuropatia motoria che lo ha portato a scrivere tutte le sue canzoni al computer, non potendo più suonare altri strumenti.
Tra accelerazioni ritmiche e aperture melodiche, ritornelli da cantare a tutta voce e atmosfere cupe e avvolgenti, Buh! è la testimonianza della crescita sonora dell’artista toscano. “Ho pensato a delle canzoni che avrei voluto ascoltare mentre tutto crolla. Frantumare tutto può diventare una festa”. Post-punk, new-wave, cantautorato, elettronica: l’album contiene tutto il mondo di Luca De Santis e tanto di più.

“Solo una terapia”, cantavano i CCCP. Più che una terapia, Buh!: nove splendide tracce che celebrano l’unicità e i difetti, con intelligenza e ironia, fra io e noi.

BUH! TRACCIA PER TRACCIA

DOPPIO STANDARD
Il primo brano dell’album introduce uno dei concetti cardine di tutto il disco: una celebrazione dei difetti, delle fragilità e delle insicurezze, come se fossero la vera forza che si cela in ognuno di noi.
“È un brano che ho scritto durante una giornata passata all’ospedale, pensando che certe debolezze possano essere rovesciate applicando il concetto di un “doppio standard” dei difetti, in modo da renderli accettabili, difenderli e farli diventare i nostri punti di forza da proteggere e accogliere. È ciò che ci rende unici, umani e ci impone di essere sempre più forti”.

IN DIFESA DELLE CAUSE PERSE
Non si parla di crisi personale ma di crisi generazionale. “Ci avevano promesso un futuro migliore, ma adesso ci troviamo di fronte a qualcosa che ha le sembianze di un pessimo passato”.

ULTRAMOSSO
L’unico brano del disco che non è stato creato di getto, bensì ha avuto una lavorazione lunga e ragionata per raggiungere una forma sonora monolitica, dove la batteria non prende mai fiato e viene affiancata a suoni e campionamenti che si fanno spaziali e di contorno.
“È una canzone scritta nel 2019 e che poi ho lasciato in un angolo, oggi la sua idea musicale mi ricorda alcuni brani degli MGMT”.

CORIANDOLI
Una canzone che approfondisce un altro dei concetti alla base di Buh!: la delusione generazionale, la mancanza di prospettive allettanti per il futuro e quindi la necessità di vivere al meglio il presente. Il suono cupo e frenetico accompagna un testo dove la voce si pone dentro al suono, appoggiandosi sulla ritmica e tenendosi raccolta in mezzo senza uscire mai: un’idea sonora per cui Suvari si è ispirato a vecchi lavori di Death From Above 1979.

TUTTO
L’esempio perfetto delle canzoni che Suvari scrive di getto, e per le quali il lavoro in studio aggiunge pochi ma interessanti dettagli, come in questo caso la batteria e le chitarre suonate dal vivo per dare forza alla coda finale.
“Avevo un’idea in mente: volevo comporre un brano che crescesse di intensità per esplodere in un muro sonoro finale. Mi sono scritto il testo di getto dopo un viaggio in macchina serale. Dopo qualche giorno ero a casa con la febbre e in 10 minuti ho dato forma a tutto, con un’idea che è stata buona alla prima”.

TUONO
Una canzone dove prevale la melodia e sonorità più allegre e spensierate, con riff di chitarra sulla scia di band amate da Suvari come Cure e New Order. Il testo è stato ispirato dalla lettura di “Questa strana e incontenibile stagione” di Zadie Smith, in cui dice “che sognatori modesti siamo diventati”.


MIELE
In un solo brano tutto il senso di amore/odio per la provincia provato da Suvari: “essendo cresciuto nella provincia toscana ho sempre avuto l’idea che fosse necessario fuggire per stare meglio, ma dopo anni in giro per diverse grandi città è proprio lì che son tornato e dove oggi mi sento bene”.

A CASA TUTTO BENE
La canzone prende le forme da una vecchia demo di pianoforte, riarrangiata con la chitarra da Federico Dragogna. Il brano parla di un confronto fra genitori e figli, alla scoperta delle reciproche paure. “Un giorno, mentre ero a casa dei miei, ho fatto una lunga chiacchierata con mia mamma dove ci siamo confidati preoccupazioni sui tempi che stiamo vivendo, aprendoci a riflessioni di vario genere. Mi ha ispirato per questo testo, e soprattutto il ritornello - per quanto sia una frase semplice e già sentita - è un concetto sincero che raccoglie tutto il significato del brano”.

GIOCHI DI SQUADRA
La chiusura del disco è affidata a una traccia veloce e di impatto. Le strofe sono composte da piccole fotografie di pensieri e riflessioni: pensieri brevi e asciutti, un po ' ironici. Nella coda del brano diventa protagonista la batteria: un valore aggiunto rispetto ai lavori precedenti di Suvari, con un arrangiamento finale per cui l’artista e Dragogna si sono ispirati direttamente agli Who..

Credits

Scritto e arrangiato da Luca De Santis
Testi di Luca De Santis
Prodotto da Federico Dragogna
Registrato da Silvio Capretti al NuFabric Basement Studio di Fermo (FM)
Mixato da Federico Dragogna
Masterizzato da Mattia Cominotto al Greenfog Studio di Genova

Musicisti in studio:
Chitarra, Basso, Synth: Federico Dragogna
Batteria: Stefano Rutolini

Grafiche e concept a cura di Luca De Santis

La cover del disco è un quadro originale olio su tela di Krizia Galfo “Who’s afraid of Virginia Woolf?” (2021) - Oil on linen - 20 x 20 cm
www.instagram.com/kriziagalfo/

Foto press di Pierpaolo Metelli

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