Una raccolta di remix del precedente “Painless” per farci ballare su ritmi elettronici: una bomba perfettamente confezionata
Prendete un foglio bianco e poggiatelo sul tavolo. Poi prendete un buon disegnatore, e fatelo sedere davanti a quel foglio. Lasciate che prenda in mano la matita, osservate la grafite scorrere scura, sicura e sinuosa su quel bianco candido, lasciando segni indecifrabili, ascoltate il ronzio ruvido prodotto dal contatto con la carta. Alla fine osservate il disegno rimasto impresso sul foglio. Che manca? Il colore. Il colore che arricchisce e dà coerenza. Il colore che completa.
“Colours”, di The Sleeping Tree, è colore e ricchezza. Perché se è vero che Giulio Frausin ci aveva abituati con il precedente “Painless” a brani immersi fino in fondo in una dimensione folk-acustica, qui prende una strada nuova e dimostra di non disprezzare altre esperienze. E così “Colours” è una raccolta di remix di alcuni brani del lavoro precedente (“Going nowhere” o “Jah takes my soul”, tra gli altri) che, grazie alle collaborazioni di giovani artisti, cominciano a prendere colore, a sottolineare i punti di luce con guizzi di elettronica, passando per il dubstep e il trip-hop. Quella che potrebbe sembrare una sperimentazione troppo azzardata risulta invece una bomba perfettamente confezionata.
Unico inedito è “We are lost”, che resta decisamente legato al The Sleeping Tree più intimo che conoscevamo, ma è già ponte tra le due esperienze, grazie al contributo di NIAM.
Allora “Painless” possiamo tenerlo per la sua semplicità minimale, nella sua veste acustica, rilassata e rilassante; “Colours”, invece, è “Painless” che indossa vestiti psichedelici per portarti a ballare a una serata elettronica, è il disegno già tracciato che si colora, arricchendosi.
In fondo l’intento era chiaro già dall’artwork: stessa foto, solo che in “Painless” si centrava la visuale sul dettaglio dell’abbraccio, lasciando rigorosamente l’immagine in bianco e nero, “Colours” invece dà colore al maglione stretto tra le braccia e allarga il punto di vista, aprendo a nuovi influssi, insomma completandosi. Perché pure una foto, a colori o in bianco e nero, è tutta un’altra cosa. E il bello è che sono entrambi necessari.
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La recensione Colours di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-10 09:00:00
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