Un disco che intreccia chitarre e atmosfere elettroniche, tra vulnerabilità e senso di rinascita.
Un suono che nasce da una linea sottile tra ragione e istinto. Paolo Bonifacio, chitarrista e producer ligure, docente di fisica alla American School of Milan, plasma in IOI (Side A) un universo sonoro di rara coerenza e intensità. Quattro tracce "Achab’s Dream", "Astray", "So Frail" e "μρ", segnano l’inizio di un progetto più ampio, la cui seconda parte vedrà la luce nel 2026, ma già in questa prima metà si avverte la compiutezza di un linguaggio personale e riconoscibile.
Dopo il disorientamento sospeso di Zero Over Zero, l’artista sembra riemergere da un lungo silenzio con un codice nuovo, un alfabeto intimo che traduce la vulnerabilità in presenza, la frattura in armonia. Il titolo stesso, “IOI”, appare come una sequenza simbolica, una formula aperta che racchiude l’idea di passaggio, di varco: una rinascita lucida e necessaria.
La produzione di Giacomo Loré amplifica la densità materica del suono, costruendo un impianto fluido e cinematografico in cui la voce e la chitarra di Bonifacio respirano insieme all’elettronica di Nicola Sciarpa, al basso di Timo Orlandi e alla batteria dello stesso Loré. Ne nasce un equilibrio naturale di tensione e respiro, un organismo vivo in continuo movimento.
Le atmosfere rimandano alla malinconia lunare di Nick Drake, alla sensualità ruvida dei Nine Inch Nails, ma si innestano su un terreno più personale, dove la psichedelia si fa meditazione e il folk si dissolve in un paesaggio elettronico cangiante. Ogni brano è un frammento di un viaggio interiore, un laboratorio emotivo in cui il suono non descrive ma rivela.
Con IOI (Side A), Bonifacio attraversa la sperimentazione per tornare alla sostanza del gesto, al suono come estensione del pensiero. È un disco elegante, denso e luminoso, capace di trasformare l’ascolto in esperienza. Un preludio che già promette un seguito necessario.
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La recensione IOI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2025-11-13 06:39:00
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