Metti una sera a teatro con Manuel Agnelli

“An evening with Manuel Agnelli” è uno spettacolo che fonde musica, reading e storie per raccontare il percorso sonoro ed emotivo del leader degli Afterhours.

Manuel Agnelli (tutte le foto sono di Daniela Massetti)
Manuel Agnelli (tutte le foto sono di Daniela Massetti)

“I teatri sono pieni di persone che non sanno cosa succederà, e non lo sappiamo neanche io e Rodrigo, ed è bellissimo” (Manuel Agnelli all'inizio dello spettacolo)

 

Al Teatro Massimo di Pescara si registra il quarto sold out consecutivo per “An evening with Manuel Agnelli”, lo spettacolo che il leader degli Afterhours sta portando in giro per l’Italia insieme a Rodrigo D’Erasmo: un one man show con un fidato sodale a far da spalla, un insieme di elementi sonori, narrativi ed emotivi che raccontano una storia, quella di Manuel, tra momenti da vera e propria stand-up comedy e riflessioni intime, brani storici e alcuni meno abituati a esser presenti nelle set list, e tante cover che come pezzi di un puzzle completano il quadro di una vita e di un percorso.

“Ossigeno” è appena tornato in tv, con ottimi risultati, da poco è stata annunciata l’unica data del 2019 degli After, il 18 luglio a Bologna, e poi ancora la recente apertura di Germi: Manuel Agnelli pare inarrestabile, e in ogni cosa che fa, aggiungendoci anche le varie partecipazioni a X Factor, sembra voler creare la via più adatta per uno storytelling, per essere più di un cantante e un musicista, per fare quello che vuole. E questo spettacolo si inserisce perfettamente nella visione di un nuovo Manuel, che sa essere profondo e divertente, che si mette al centro della scena per disegnare ciò che ama attraverso ricordi, che siano brani suoi o di altri o fotogrammi di vita vissuta non cambia il risultato: quello che ne viene fuori è un approccio confidenziale e sincero che piace al pubblico.

Sul palco tanti elementi estetici che rendono la scenografia simile a un ritrovo per amici, un appendiabiti, due poltroncine con un tavolino già dotato di calici di vino, e ovviamente strumenti che i due protagonisti cambiano continuamente.  È strano, nell’attesa, vedere tutte quelle persone sedute composte prima che inizi lo spettacolo, persone che dall’età suppongo siano state già ai concerti degli Afterhours in location ben diverse da un teatro: ma questo non è un concerto degli Afterhours. L'apertura è affidata a “Place to be” di Nick Drake, artista di cui Agnelli ha sempre sottolineato l’importanza nel suo percorso, e lo farà anche stasera quando toccherà alla cover di “Shadowplay” dei Joy Division, sostenendo che la reinterpretazione del brano nasce da una sintesi tra le atmosfere della band di Manchester e quelle del cantautore, molto amati entrambi negli anni ottanta.

Parte così una serata in cui tutto si concentra sul racconto, ogni canzone ha un suo significato e Manuel lo spiega: la parola si fa protagonista della scena quanto la musica, le strade su cui ha camminato da ragazzo si incrociano con quelle da frontman degli Afterhours, con quello che è oggi e quello che siamo; “Padania” nasce dalla foga di voler raggiungere dei risultati per poi dimenticarsi perché volerli raggiungere, “Come vorrei” è presentato come un pezzo che sembra allegro ma in realtà è disperato, ed è l’occasione per parlare di “Hai paura del buio?”, album celebrato ma nato male: la band indebitata con lo studio di registrazione, nessuno voleva farli suonare, Agnelli aveva perso il lavoro e la ragazza l’aveva mollato, e viveva vicino a un magazzino di animali che parevano sfotterlo quando passava. Le luci azzurre durante l’esecuzione del brano sembrano lacrime, suggestivo.

Ci sono brani tratti da “Folfiri o Folfox”, come “Oggi” e “Ti cambia il sapore”: “un disco che parla di tumore e morte”, ricorda Manuel raccontando la scomparsa del padre, “ed è anche l’unico album degli Afterhours finito primo in classifica”. Ogni esecuzione è ovviamente una rivisitazione tanto minimale quanto intensa, che di volta in volta si affida alla chitarra e al violino, al piano, o al Fender Rhodes dove Agnelli esegue “Ci sono molti modi” sottolineando che è nata per quello strumento ma poi per comodità è stata fatta al piano. C’è il tempo di leggere, scegliendo in ogni città un autore del luogo, e qui è il turno di Ennio Flaiano, e quello per raccontare la prima telefonata con Mina, quando lei scelse di reinterpretare “Dentro Marilyn”: era a casa dei suoi e non ci credeva, e sarebbero passati poi 12 anni prima di “Adesso è facile”, “un po’ per pigrizia, un po’ per ansia da prestazione, un po’ perché sono stronzo: non è un tempo discografico, deve essere come minimo un capolavoro e questo è un capolavoro”, e partono con l’esecuzione chitarra e violino.

Come ho già scritto tante le cover, ognuna col suo senso precipuo, col suo ruolo essenziale, da “State Trooper” di Springsteen che in particolare con “Nebraska” racconta la storia di una persona che non si è mai riuscita a integrare, sottolineando che siamo l’unica specie al mondo che deve e può accettare la diversità, a “Video Games” di Lana Del Rey, brano che dice di aver conosciuto grazie a sua figlia  e che ama moltissimo. Non può mancare un omaggio a Kurt Cobain con “You Know You’re Right” nel giorno in cui cade il 25esimo anniversario della scomparsa: Manuel dice di non aver mai avuto una predilezione per i personaggi iconici, ma fu dispiaciuto, come pure per la morte di Bowie e Lou Reed (presente nello show con le cover di “The Bed” e “Perfect Day”) con cui sentiva di aver perso punti di riferimento intellettuali. I Nirvana rappresentavano il cambiamento che pareva fermentare nei primi anni novanta non soltanto nella musica ma anche nella politica e nella cultura, e lui non era né troppo giovane né troppo vecchio, sembrava tutto perfetto.

C’è spazio per brani di “I milanesi ammazzano il sabato”, nelle parole di Manuel uno dei dischi meno apprezzati degli After ma il più venduto, “quindi continuate a non apprezzare dischi”, su “Ballata per la mia piccola iena” la gente inizia a cantare, e si arriva al secondo encore con un’intensità al massimo livello: “Shipbuilding” di Elvis Costello apre al super classico “Non è per sempre” col ritornello affidato al pubblico, e quando Agnelli annuncia l’ultima iniziano a partire le richieste, “Strategie? No, questa è più triste”. La chiusura è con “Quello che non c’è”, dove la voce diventa un mezzo illegale per strapparti il cuore, mazzi di fiori che volano sul palco, standing ovation. “An evening with Manuel Agnelli” è esattamente la fotografia di ciò che è Manuel oggi: leader degli Afterhours, personaggio dello spettacolo, storyteller tanto profondo quanto divertente, e lo show è il suo modo di raccontare ogni lato della sua figura, ogni elemento che l’ha portato a essere ciò che è ora, attraverso una memoria largamente condivisa col suo pubblico che lo rende più vicino a noi in silenzio nel buio della platea, quel buio che, evidentemente, non gli fa più così paura.

 

 

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L'articolo Metti una sera a teatro con Manuel Agnelli di margherita g. di fiore è apparso su Rockit.it il 2019-04-05 00:00:00

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