Lui sta sempre meglio. È questione di motivazioni, di voglia di continuare: sempre intatta quest’ultima, nonostante certe trappole tese dalla vita stenderebbero anche un pachiderma. Marcello Murruc’è, come aveva già dimostrato ai tempi di “Arbatax”. Solo che questa volta ha voluto giocare anche il jolly dell’elettronica. Minimale, certo, ma il risultato non cambia, nel senso che il computer che entra a far parte di “Bonora” è il benvenuto. Non solo perché evita di essere invasivo, ma anche - soprattutto - per la sua capacità di integrarsi nella scrittura di queste tredici canzoni, senza mettere in discussione le salde convinzioni del cantautore sardo. Che sembra un Tom Waits senza eccessi, ma anche un Piero Ciampi disintossicato, se non un Paolo Conte appena appena più moderno. Una voce sofferente ed apparentemente sgraziata è il collante che tiene unita una band ben in grado di agire quasi in silenzio (“Tempo di virgole”, “Solo il tuo amore”), che trova nelle chitarre di Fabrizio Gatti (co-autore di quasi tutti pezzi) e Nico Di Battista, nonché nell’ispirato piano di Alessandro Gwis(in quota agli Aires Tango) e nei sampling di Mario Rivera, dei compagni di viaggio assolutamente indispensabili.
“Bonora” è anche un esplicito omaggio al jazz (“Si vive soltanto”) o a sonorità meno convenzionali (“Per questo scelgo te” sa di reggae, il remix della già menzionata “Solo il tuo amore” ha un retrogusto balcanico). Un lavoro, quindi, che non ammette flessioni, nemmeno quando il bisogno di mettere in mezzo i sentimenti (“E continuo a pensarti”, “19”) diventa incessante. “Bonora” è uno di quei dischi che sa bene come rimetterti in pace col mondo. Impossibile da evitare il suo spleen, oppure rimanere indifferenti di fronte a frasi fulminanti tipo “Sono sempre puntuale a tutti i ritardi”. Si può chiudere questa recensione con il termine ‘meraviglioso’?
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La recensione Bonora di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-05-29 00:00:00
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