Descrizione

Esce il 20 ottobre 2023, in digitale e in versione fisica, The Elephant in the Room, la seconda produzione di GINTSUGI. Figlio di una creatività strabordante e di influenze internazionali profonde e articolate, l’album comprende nove brani, alcuni dei quali già presentati sotto forma di singolo, a testimonianza di un grande talento e di una grande sostanza musicale.

Prodotto di un momento di crisi sia globale sia personale, l'album scava nel profondo della propria forza per poter far emergere una perla.
Nato dalla desolazione e da una grande solitudine, si appoggia all'ossatura delle cose. È un confronto diretto con una realtà. Una disillusione, ma anche una trasformazione.

L'album richiama eventi ed emozioni senza troppi filtri e senza finzioni. La rabbia nei confronti di chi manipola e opprime, il senso di solitudine, la disintossicazione da narrative che fanno della dipendenza una romantica fiaba, la delusione nei confronti di un mondo che non si prende cura di ciò che è più prezioso.
Ma anche la scoperta che il nutrimento a volte lo si trova dove non si è mai guardato. E la resistenza del continuare, in qualche modo, nonostante tutto.

GINTSUGI prende un ruolo di produzione importante: scrive, poi registra, per mesi delle tracce nel suo studio casalingo con una biblioteca di suoni Native, un Moog, un computer, e il violino di uno dei suo collaboratori, Eymeric Anselem.
La produzione è stata finalizzata in collaborazione con Beautiful Losers, che ha inoltre realizzato il mix e il mastering dell’album.

Da questo sforzo nascono nove tracce, nove piccoli mondi, ciascuno in grado di illuminare un aspetto della realtà: la differenza e il contrasto tra il sentimento dell'amore e le strutture sociali all'interno in cui si può sviluppare, oppure dalle quali può essere osteggiato e represso; la relazione tra il consumo illimitato di risorse e le catastrofi climatiche; la ricerca della guarigione dalla dipendenza che indebolisce e umilia, il riconoscimento di una vicinanza di anime con chi ha fatto emergere dalle proprie ferite un placebo.
Il suono oscilla tra un art/pop vellutato e allucinato e un post-rock memore delle lezioni degli anni Novanta.
"Se fosse una carta dei tarocchi, l'album sarebbe l'Arcano Senza Nome. Nato dalla desolazione e da una grande solitudine, si appoggia all'ossatura delle cose. È un confronto diretto con una realtà. Una disillusione ma anche la scoperta che il nutrimento a volte lo si trova dove non si è mai guardato. E la resistenza del continuare, in qualche modo, nonostante tutto”.

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