The Zen CircusNati per subire2011 - Pop rock

Nati per subireprecedenteprecedente

Un po' come se tutti avessimo lo sterno che si buca con un grissino. Un paese di bulli e pippe: i primi, più in là, da vecchi, scopriranno di aver vissuto soli e magari si suicidano pure; gli altri rimangono perdenti a vita. Nati per subire, non può andare diversamente, ecc ecc. Il nuovo album degli Zen Circus parla di persone deboli, è chiaro. Quelli che non prendono decisioni. Quello che si affida a Dio così sceglie lui; o che tira di coca anche se potrebbe spendere meglio i soldi preoccupandosi di sua moglie incinta, ecc ecc. Più in generale: i qualunquisti.

Poi ci sono gli stupidi. E per come l'hanno spiegata a me la differenza tra uno stupido e uno scemo [ammetto che non c'ero arrivato da solo (e già che ci sono: lo so che ad un certo punto, in un ritornello, Appino dice "ridi scemo", ecco, al fine del mio discorso, fate il piacere, pensate che Appino dica stupido)]. Dicevo, gli stupidi. Sono gli idioti che non riescono a guardare oltre il proprio ristretto cammino esperienziale. Sono quelli che allo stadio piangono il tifoso morto o quelli che cantano in coro le canzoni ai concerti. Più in generale: i leghisti. E avete capito che è una cosa diversa dal non prendersi le proprie responsabilità come il cocainomane di prima. Gli stupidi sono stupidi e non c'arrivano. Sarà per questo che la democrazia non funziona.

Poi, di scemi come li intendo ce ne sono pochi: tipo il ventenne che ha sempre sonno di "Villa Inferno" (2008), o i bambini che sono pazzi o chi vuole un amico immaginario in "Vita e opinioni di Nello Scarpellini" (2005). Insomma, le scemate in "Nati Per Subire" (2011) sono poche e, sinceramente, mi pare sia una cosa triste.

Poi ci sono i poveracci: tipo i rumeni, e tipo i milanesi in preda alle allucinazioni, o peggio ancora quelli che anche dopo aver perso tutto (anima, speranza, convinzione) credono ancora che valga la pena patire per amore. Più in generale: il problema è esser vivi. Poi tocca spiegarlo in quattro accordi così anche gli stupidi riescono a cantarlo. E' colpa del Paese, ecc ecc. Già, è vero, non può andare diversamente, ecc ecc.

Parla di questo, il disco? Non mi è facile capirlo. Perché raramente le canzoni hanno un "argomento", non è un'antologia dei perdenti né tanto meno un percorso sistematico di quanto sia triste vivere in Italia. E' un unico macro-discorso, una favola morale. Ma è vero: rispetto al precedente "Andate tutti a fanculo" (2009) c'è stato un maggior approfondimento. Sono saltati fuori nomi, tipologie di personaggi ben precisi e malattie ben chiare; l'altro aveva, diciamo, iniziato il discorso e tracciato qualche malumore. Aveva il pregio, però, di conservare qualche momento squisitamente autobiografico. Più in generale: mi mancano i dettagli davvero personali presenti negli altri dischi, le robe di provincia, la madre di Appino che lo chiama figlio di puttana o le stronzate che faceva a vent'anni. Ora a queste nuove storie (corali, allargate, esemplari) mi ci affeziono meno.

Poi: le Canzoni. "Nati per subire", musicalmente, è vario: va da Morricone (l'armonica e le chitarre di "Nel Paese Che Sembra Una Scarpa") ai Tre Allegri Ragazzi Morti (l'inizio della title track ricorda "Quasi Adatti") ai Police ("I Qualunquisti") a Dusty Springfield ("Franco"); ma non ha Canzoni. Già in "Andate tutti a fanculo" ce n'erano meno. In tal senso "Villa Inferno" è enorme, le migliori hit di sempre sono lì. Per Canzoni (penso l'abbiate capito) intendo quando melodia, urla, ritornelli e immaginario descritto stanno perfettamente insieme; non ti mollano dalla prima volta che le ascolti. In "Nati Per Subire" c'è un unico e pesante immaginario spalmato su undici canzoni. E' uno scenario asfittico (senza pietà, triste, cinico) non lo sopporti.

In ultimo (forse dovevo dirlo prima): la lingua. L'italiano mi ha rotto i coglioni. Prima gli Zen cantavano in inglese, francese, italiano (hanno addirittura fatto un pezzo in serbo). Li sentivi vivi. Il problema è esser vivi. Ora le parole pesano, schiacciano, rubano spazio alla musica, ti intristisci talmente che non arrivi nemmeno alla fine del disco. Poi (forse dovevo dirlo prima): tre mi son piaciute fin da subito e mi piacciono tutt'ora ("Nel Paese Che Sembra Una Scarpa", "Il Mattino Ha L'oro In Bocca", "Ragazzo Eroe"). Le prime due hanno l'ispirazione negli occhi: li vedi davvero i partigiani in collina con le Moretti; o lui che si vergogna della sua vita di merda, a cena, con Lei davanti e il pakistano che disturba con le rose. Sono belle, lì in bilico tra new wave, art-rock e folk punk. E poi "Ragazzo eroe", che ha un testo al limite del nonsense, su questa musica tipo sigla dei cartoni giapponesi anni 70. "Atto Secondo", "L'Amorale", "Cattivo Pagatore", "Franco" non sono brutte ma non sono nemmeno così fulminanti: scontano l'avere sulle spalle un fardello morale pesante, alla fine le lasci da parte. "Nati Per Subire", "I Qualunquisti", "La Democrazia Semplicemente Non Funziona", "Milanesi Al Mare" sono brutte: sempre per via del fardello, e poi per gli altri motivi elencati nei tanti paragrafi qui sopra.

Ora, lo so che questo disco non è brutto. Che preso a piccole dosi di due o tre canzoni fa il suo dovere. Che di personaggi così ben disegnati ne trovi pochi nelle canzoni dei cantautori italiani odierni. E che gli Zen sono sicuramente la risposta ai quei cantautori che una volta finite le idee si buttano con troppa facilità sulla canzone politica dimenticandosi che oggi le briciole nel letto sono ancora le stesse, ma il resto è cambiato (il lavoro, il dopolavoro, il tempo libero e come condividerlo) non siamo più Poveri ma belli, non c'è la classe operaia né tanto meno il paradiso, ecc ecc. Il problema è esser vivi. Negli anni gli Zen te l'hanno dimostrato in cento modi, anche facendo i cazzoni o con scemate furibonde. Hanno sempre avuto tante idee. E hanno scritto capolavori probabilmente senza esserne consapevoli. Ora, in "Nati Per Subire" (più serio, più concentrato su quello che vuole dire, più maturo) c'è una sola idea: abbiamo lo sterno di burro e viviamo come se fossimo già morti. Una sola. Converrete con me che è lecito sentirsi non del tutto soddisfatti da questo disco.

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La recensione Nati per subire di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-09-12 00:00:00

COMMENTI (53)

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  • maya13 anni faRispondi

    e poi ci sono gli errori, che in inglese si distinguono tra errors and mistakes, dove un error non è un mistake finché non ti rifiuti di correggerlo, diceva J.F.K..

    E comunque, speriamo che le nonne continuino a regalare ad Appino dei guanti. Così, perché sì.




  • albertoarcangeli13 anni faRispondi

    Scusami, ma il tono non voleva essere "ad effetto", né polemico, solo un'aggiunta che mi sembrava pertinente. Non tutti gli spostamenti di accento sono scelte, ci sono anche le incapacità. Su questo, ma non su tutto il resto che hai elencato, credo di saper fare delle distinzioni, e non mi pare una capacità ultraterrena! :)



  • lucantonio13 anni faRispondi

    Belle le tue frasi ad effetto. La messa è finita andate in pace. Non dimentichiamoci il segno della croce prima di uscire naturalmente. Amen... ma tu ti ritieni così superiore da saper distinguere in maniera assoluta le capacità o incapacità altrui nell'usare una parola piuttosto che un'altra in una canzone? Incredibile ...sai anche camminare sull'acqua, moltiplicare le persone che vanno ai concerti di gruppi emergenti con la sola tua presenza o cose simili? no perchè sono doti rare ti chiamo se hai tutte queste capacità e guarda che non sto scherzando io credo negli essere superiori. Cioè saresti la prova vivente che esistono e che ho avuto da sempre ragione sul sostenere la vostra esistenza. Aspetto un'altra frase di non più di 20 parole sempre pregna di saggezza e mistero. :[ se non la scrivi probabilmente me la manderai con la sola forza del pensiero.

  • albertoarcangeli13 anni faRispondi

    Infatti, esistono le scelte (Battisti-Panella ad esempio) ma esistono anche le incapacità, tutto sta nel saperle distinguere!



  • lucantonio13 anni faRispondi

    Non sono molto convinto. Ogni lingua ha un suo modo per rendere più morbido ed elegante l'inserimento di una parola e vale per tutti non solo per l'italiano. Poi c'è a chi piace farsi leggere la prealpina parola per parola su una base musicale. I gusti sono gusti. Non esiste un modo corretto o scorretto di cantare una cosa esistono le scelte per quanti mi riguarda, ma naturalmente è il mio pensiero.

  • maya13 anni faRispondi

    é sì.

  • albertoarcangeli13 anni faRispondi

    Gli "accenti spostati" sono importanti, però.



  • martiridifalloppio13 anni faRispondi

    Concordo con certe cose, ad esempio che è un disco più asfittico rispetto ai precedenti, meno digeribile, ma si percepisce uno snobbismo di fondo piuttosto fazioso, è la solita sindrome del "se se lo caga il mainstream non posso cagarlo io". Poi andare a dire "l'italiano mi ha rotto i coglioni" si commenta da sola, come se non fossimo già abbastanza esterofili. Lol.

  • lucantonio13 anni faRispondi

    La spiegazione è sacrosanta non la condivido la rispetto ed è chiara nulla da obiettare su questo. E' normale che una frase come quella generi una serie di pruriti e delle perplessità. Infatti sono intervenuto solo quando c'è stato qualcuno che ha sviluppato un pensiero in merito ad un punto specifico della rece di Sandro che ha colpito anche me. Ma ho letto tutto il ragionamento e su altri punti potrei essere parzialmente daccordo in merito all'articolo.

  • whoiswho13 anni faRispondi

    ho una pulsione gay verso lucantonio, l'unico che in effetti ha detto la verità.