Leo Pari Rèsina 2012 - Cantautoriale, Folk, Alt-country

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Un disco pop che parte bene sulle tracce di Battisti e della (fu) scuola romana, ma che - strada facendo - perde forza e fascino.

C'era un band che si chiamava Rino Ceronti. Un solo disco, datato 2006. Pop di quelli intelligenti, fatti bene, con qualche canzone che, a distanza di anni, ancora si fa ricordare con gran piacere (su tutte, "Era il '72"). Il gruppo, invece, è sparito. Amen.

Giustifico l'incipit: appena messo nel lettore il disco di Leo Pari, la prima reazione è stata andare a cercare se Pari non fosse per caso imparentato con quei Rino Ceronti. Risposta: no. Sta di fatto che il modo di cantare, la leggerezza dei testi e l'idea stessa di pop rimandano a quegli ultimi sussulti della (fu) scuola romana.

"Rèsina" è un disco che parte bene: i primi due pezzi danno il segno di una capacità di scrittura che non si mette in dubbio. "Piume di drago" e "Dopo di te" dimostrano come sia possibile prendere Battisti come riferimento assoluto e riuscire a essere credibile, anche cambiando pochissimo, mentre "Sono ancora qui" ricalca a tratti "Mio fratello è figlio unico" di Rino Gaetano, ma resta comunque un signor singolo.

Purtroppo il disco non continua allo stesso livello. Traccia dopo traccia, emergono sempre di più i limiti: una volta il testo non all'altezza ("Canzone segreta"), un'altra l'arrangiamento rivedibile ("Solitudine: autoritratto"), un'altra ancora delle musiche tirate via ("Con te"), che più che a Battisti finiscono per rimandare agli Audio 2.

Come detto, Leo Pari ha dei numeri che possono produrre risultati di valore. Qui li ha messi in mostra solo nei primi brani, ma le capacità ci sono tutte, questo è certo.

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La recensione Rèsina di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-14 00:00:00

COMMENTI (10)

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  • compagna_teresa 12 anni fa Rispondi

    questo tipo di canzoni non mi piacciono. si sente che c'è qualità nei suoni e negli strumenti, ma secondo me questo tizio non ha molto talento, i testi sono banali (vedi fiore malato) , l'accento romanesco sulle G e sulle B è molto marcato.... lo fa apposta?

  • compagna_teresa 12 anni fa Rispondi

    quest

  • struzzetta 12 anni fa Rispondi

    Io ascolto "Rèsina" da quando è stato presentato live a novembre 2011, l'ho fatto girare nel lettore decine di volte e continuo a scovare piccole chicche nascoste tra le tracce che mi fanno venire voglia di ripremere PLAY alla fine di ogni ascolto. Un giorno è l'energia allegra di "Con te" che mi contagia l'umore, un altro è il linguaggio fiabesco che si mischia a parole sofferte e all'arrangiamento in salita di "Solitudine: autoritratto", in un'altra occasione sono i paesaggi immensi di "Passo dopo passo" a restarmi appiccicati addosso. Ore dopo aver sentito l'attacco di chitarra di "Quando ritorno da te", la forza delle ferite del ritornello continua a riempirmi la testa. "Il salto", sia per la delicatezza della melodia che sembra srotolarsi spontaneamente tra le note, sia per il testo cristallino, è un'ode alla vita in musica che molti cantautori invidierebbero a Leo Pari.

  • inthereins 12 anni fa Rispondi

    Ho visto un concerto di Leo Pari a Faenza qualche tempo fa, e devo dire che non mi è dispiaciuto per niente, tant'è che mi sono comprato anche il disco resina. a parte che con lui c'era una band che suonava della madonna, con un chitarrista che dava atmosfere molto country con una chitarra pedal steel, ma risentendo poi il disco a casa ho avuto conferma della prima impressione: Leo Pari è uno che scrive delle gran canzoni, e Resina suona benissimo, tra l'alt-folk dei Wilco e un Battisti totalmente reinventato. Questa recensione mi sembra fatta da un "giornalista" ottuso che neanche si è sprecato ad ascoltare il disco per intero. Chiaro, se il suo standard di cantautore deve parlare di novella 2000 o della serie b del campionato dell'87 capisco che può non piacergli questo album intenso e delicato allo stesso tempo. Però il paragone con gli Audio2 veramente non ha senso

  • CinnamonGirl 12 anni fa Rispondi

    "Appena messo nel lettore il disco di Leo Pari, la prima reazione è stata andare a cercare se Pari non fosse per caso imparentato con quei Rino Ceronti.” Invece sarebbe stato meglio rimanere davanti al lettore ad ascoltare il disco.
    Cosa che evidentemente non è stata fatta, io vedo un copy&paste di altre recensioni che si trovano on line fatto anche in maniera approssimativa, ed un ascolto superficiale che si ferma al brano numero 7. E la cosa più divertente è leggere di “testi non all’altezza, musiche tirate via ed arrangiamenti rivedibili”. Arrangiamenti rivedibili in “Solitudine:autoritratto”? Attenzione che in quel pezzo c’è una certa steel guitar tagliente come la lama di un samurai che potrebbe offendersi. Consiglio di ascoltare anche i brani dall’8 al 13. Proprio quest’ultimo è l’outsider che ti strappa lo stomaco e te lo sbatte contro un muro. Altro che leggerezza di testi. E consiglio di passare una settimana a Roma in giro tra i numerosissimi ed animati live clubs che propongono ogni sera progetti originali, perché la scuola romana è ancora viva e non si è mai sentita così bene.

  • frafra 12 anni fa Rispondi

    Un giro sul vostro sito e scorgo una recensione su LeoPari, cantautore romano che seguo da quel LP, del 2006, con molta curiosità. Negli anni e nei diversi concerti, che ho avuto il piacere di ascoltare, scopro un artista variopinto e sperimentale che sa donare sicuramente testi di grande profondità.
    Consacrato dal 'SecondoVolume' del 2009 ci regala una bella parentesi Rock, con San La Muerte (2011) un'esperienza che sembra vivere nei video assolutamente originali.
    Oggi Rèsina: Pari torna alla sua dimensione personale, nell'ascolto dei brani sembra respirare un'intimità coinvolgente e vivida.
    Le parole, i testi, vivono perfettamente nelle sue note di chitarra e pianoforte.
    Palesemente non mi trovate d'accordo con la recensione su letta, e non potrei. Critiche non motivate, e non costruttive, perché, ad un certo punto, sembrano allontanarsi dal disco per avvicinarsi alla Scuola Romana, che fu! che fu?
    Roma accoglie dei cantautori di alto livello, che sanno ancora mantenere e regalarci il contatto viscerale con la musica d'autore, una sera, ad un concerto tra pochi intimi
    O in giro per l'Italia e per l'Europa, dove non dimenticano di 'portare' la musica italiana d'AUTORE.
    Non credo occorra aggiungere commenti ai singoli pezzi: certo il respiro di Rino, la poesia di Battisti, la cultura della grande musica Italiana fortunatamente viene custodita e continua tramite il coraggio di artisti che hanno il coraggio di 'proporsi' nonostante il poco spazio che agli autori viene dato nel nostro paese.
    Le meteore, e le 'luci di una sola notte' regalate dalla 'moda del momento' o dai reality Show tanto amati dalla 'massa': dobbiamo ancora parlarne?
    Eviterei citazioni, ma diamo appoggi alla musica d'autore.
    Grazie
    Francesca Scarmozzino

  • Melodyisacircle 12 anni fa Rispondi

    Rèsina è un bel disco, non solo i primi pezzi. E' una scatola in cui vengono riposti con cura i cimeli di un amore e i sentimenti più profondi. Gratitudine, vuoto, rassegnazione e affetto che restano di un rapporto cantati con un'ironia mai banale ma anche con una intensità emotiva spontanea e vera.
    Poi non capisco questo voler sempre e a tutti i costi trovare delle similitudini con il passato. E' chiaro che chi fa il musicista oggi deve misurarsi con chi nella musica ha lasciato un'impronta importante, i nostri Rino Gaetano, Lucio Battisti, De Andrè etc molto spesso rivivono nella produzione odierna ma ciò non vuol dire che dobbiamo vedere come derivativo tutto quello che ci viene proposto ora e paragonarlo sempre e forzatamente ad altro.
    Inoltre la scena musicale romana è molto viva e validissima. Bisognerebbe mettere da parte i pregiudizi e aprire meglio le orecchie.

  • alessialovesstones 12 anni fa Rispondi

    Credo che per capire questo album ci voglia più di un solo ascolto. All'apparenza possono sembrare semplici le emozioni che il cantante descrive, ma se si fa maggiore attenzione si capisce che viene raccontato un mondo interiore complesso, fatto di sfumature più che di colori definiti. Nel descrivere le sue emozioni, Leo Pari non fa che dare all'ascoltatore spunti di riflessione che solo una ottima forma cantautorale può riuscire a suscitare.

  • musaoscura 12 anni fa Rispondi

    Premesso che non sono musicista, ma mi permetto di dissentire. Noto troppo spesso che purtroppo chi si occupa di critica parte già "tarato", costantemente alla ricerca della pecca, del paragone scontato, perdendo di vista che ciò che un'opera d'arte deve comunicare al pubblico è emozione. E personalmente credo che qui ce ne sia moltissima. L'emozione non si fa imbrigliare in categorie, può scaturire anche da "arrangiamenti rivedibili e musiche tirate via", dalle piccole imperfezioni che rendono più interessanti e reali le cose. Trovo che la timbrica dell'autore sia molto particolare, ricca di sorprese nei diversi passaggi del disco. Un disco che va assaporato con la mente sgombra da preconcetti, che va semplicemente lasciato scorrere, nella sua ruvida armonia, allora ti entra nel cuore, è unico e non assomiglia a nessun altro, perchè chi cerca somiglianze sente, ma non ascolta perchè si preclude il piacere di perdersi nell'opera d'arte, semplicemente.

  • Cris78 12 anni fa Rispondi

    Non sono d'accordo, personalmente ho ascoltato con attenzione tutte le tracce del disco che a mio parere è un crescendo di intensità emotiva. Dopo le note leggere e orecchiabili di "Dopo di te" e "Con te" l'autore ci apre le porte sugli aspetti più profondi e viscerali della sua esperienza sentimentale. Si entra in un vortice sempre più denso di musica parole e emozioni, penso ad esempio a "Quando ritorno da te" un pezzo che sembra di poter toccare con mano per quanto è vero e vissuto, e passando per il Blues trascinante de "Lo spaventapasseri" in cui viene fuori la voce e il "sudore" dell'autore, e per "quello che potevamo fare" che è una riflessione pacata , una presa di coscienza di quello che un artista può offrire alla società, si arriva a "Il salto" un pezzo delicato come un cristallo e dedicato al padre perso recentemente, e che fa venire i brividi per le emozioni che trasmette.
    Credo quindi che questo sia un album totalmente vero in cui Leo Pari ha messo dentro al sua vita degli ultimi due anni, ci passa questo testimone, e lo fa con grande talento.
    E' vero Leo Pari ha dei numeri che possono produrre risultati di valore, Rèsina ne è la prova!