Ministri
Per un passato migliore 2013 - Rock

Per un passato migliore

Un disco dal suono grande e grosso, per un convincente ritorno alle origini che li affermarono sei anni fa.

Tre anni segregati in sala prove. Tre anni per ritrovare la dimensione originaria. Basso, chitarra, batteria. In tre e nessun altro. A scrivere canzoni come se fossero quelle del secondo disco dopo "I soldi sono finiti". Perchè è da lì che i Ministri ripartono, prendendo nuovamente in mano la loro essenza più pura e semplice. Un passo indietro per farne uno avanti.

Stavolta non hanno alcun concept da portare a termine, ma tornano con un flusso slegato di concetti emotivi, slogan sociali e invettive a muso duro, mettendo davanti a tutto quella rabbia dal sapore anarchico che li ha resi celebri agli esordi. "Per un passato migliore" è un disco che nasce negli anni novanta, in quel quadrilatero ideale delimitato da Nirvana, Foo Fighters, Smashing Pumpkins e Motorpsycho. Un disco monolitico, crudo, spavaldo. Senza orpelli strumentali, senza arrangiamenti ridondanti. Un disco dei Ministri esattamente come deve essere un disco dei Ministri. Niente compromessi, nessuna sperimentazione, zero divagazioni elettroniche e ghirigori strumentali. Power trio vecchia maniera che si esibisce in una sorta di grande concerto registrato in presa diretta. Scomposti, nervosi, rissosi. Eppure più eleganti e compatti del solito, forse perchè, rispetto al passato, la novità è che i Ministri sono diventati tecnicamente più bravi, molto più bravi. Federico Dragogna non aveva mai suonato le chitarre così. E Davide Autelitano conferma, ancora di più, di essere una delle voci più importanti per cantare il rock italiano. 

E nonostante gli anni passino, i Ministri ce l'hanno ancora con tutti: con loro, che fanno ciò che vogliono; con voi, che fate ciò che vogliono loro. Marchio inconfondibile di una scrittura che usa il pessimismo come strumento di costruzione e la reazione individuale come chiave di cambiamento positivo e consapevole. Con l'idea che un futuro migliore passi dalla costruzione di un passato importante attraverso l'impegno nel presente. I Ministri intercettano la quotidianità e la vivisezionano con il loro approccio socio-politico furbo e mai schierato, colorando le invettive di impulsi romantici e voli emotivi. Grunge, hard-wave e garage pop in tredici canzoni che vivono in un revival attualizzato del rock più classico e intransigente, muovendosi su strutture basilari di strofa e ritornello, ma immerse in una dirompente vitalità chitarristica che celebra il connubio tra intensità vocale e grande melodia.

Musicalmente una rottura rispetto a "Tempi bui""Fuori", con un ritorno a quelle origini spontanee e indipendenti che li affermarono sei anni fa. Un disco dal suono grande e grosso. Convincente, quasi tutto. Forse complessivamente meno ispirato del solito nei testi, dove talvolta la retorica assume toni esagerati e perde di credibilità. Vanno parzialmente a vuoto anche le ballate. E manca forse l'anthem generazionale che diventi simbolo e faccia alzare i pugni al cielo. Nonostante ciò, il disco gira a meraviglia e sorpassa i suoi difetti, piazzando alcune bombe melodiche da ascoltare con tutto il volume possibile, per cantare allo sfinimento.

"Per un passato migliore" non allarga i confini dei Ministri e forse li circoscrive ancora di più, ma consolida le fondamenta del loro essere una delle cose migliori per il rock italiano.

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