Disco surrealista che unisce esperienze diverse e alla fine risulta piacevole
“Ce n’est pas du rock” è il titolo surreale del disco dei Kaisha Kunin, che ricorda tanto il quadro di Magritte. L’intento del pittore è quello di sottolineare la differenza tra l’oggetto reale e la sua rappresentazione, quello dei Kaisha Kunin credo sia piuttosto un invito a superare le apparenze per scoprire tutte le sfumature diverse che si nascondono dietro ciò che sembra evidente. Perché se da una parte è chiaro che la loro musica nasca dall’esperienza del rock più puro, dall’altra, ascoltando più attentamente, si può notare che c’è tanto altro.
Il “miracolo” dei Kaisha Kunin è quello di riuscire ad incastrare in modo sorprendente esperienze diverse e apparentemente contrastanti: si parte proprio dal rock più classico, fatto di magici assoli di chitarre elettriche, si passa per l’elettronica, ci si addentra nel blues e si arriva all’orecchiabilità tipicamente pop.
La traccia più bella è senza dubbio “Miracle”, una bomba di energia che rimane impressa al primo ascolto, ti solleva dalla sedia anche se hai sempre odiato ballare e quella melodia ritmata dalle percussioni ti sale inarrestabile nelle vene e ti scuote come pochi brani sanno fare. Altri brani sono più potenti (“Not ready” e soprattutto “Dear Rose Unforgettable Girl” hanno qualcosa dei System of a down), li ascolti e senti vibrare ogni muscolo del corpo, altri ancora mixano bene rock‘n’roll e pop-rock (“I’m on time” e “Don’t think about”), “Jump in my soul” rivela persino una buona capacità di scrittura dei testi ("when I look at you my hell becomes heaven / my troubles are pleasures / everything seems to be fine"), oltre all’originalità dell’uso di fiati e chitarra acustica in apertura.
Il risultato? Un bel disco piacevole e mai eccessivo. Bravi.
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La recensione Ce n'est pas du Rock! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-06-05 00:00:00
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