AIN'T The Rope Springs Eternal 2024 - Metal, Grunge, Alternativo

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Quindici tracce che uniscono la critica sociale alle sonorità più "heavy" del rock in maniera coerente e credibile

The Rope Spring Eternal è il titolo del nuovo disco di AIN’T, nome de plume dietro il quale si cela Stefano d’Angelo, musicista originario di Penne, cittadina in provincia di Pescara. Quindici tracce di rock duro e crudo, nelle quali l'artista abruzzese esplora con uno sguardo acido e disincantato le (troppe) storture di un Paese, l'Italia, costantemente sull'orlo del collasso socio-culturale, affogato da corruzione, ignoranza e malaffare.

Paesaggi apocalittici, fomentati da una cronica e comprensibile sfiducia verso le istituzioni politiche e sociali. Dal legame a filo doppio tra stato e criminalità organizzata, presente nei due intermezzi Mafia & Kindness, al costante spettro dell'estrema destra toccato nello snippet che apre il disco con la citazione al canto fascista Marcia delle Legioni, fino al nauseante senso di impotenza provocato dal diffuso odio e indifferenza verso il prossimo (The Pit).

Queste visioni di pessimismo cosmico, che corrono lungo le tracce di The Rope Spring Eternal come le mani di un boia intento ad annodare un cappio da impiccagione, vengono riflesse da sonorità che si affacciano su panorami vicini all'heavy grunge degli Smashing Pumpkins (Future Underground), al rock classico con una leggerissima punta di britpop elettrico (Revolution Dogs) e al nu metal di inizio anni zero (Wretched Hypocondria). Punta di diamante del disco è City of Mistrust un pezzo muscolare ed energico dal primo all'ultimo secondo, grazie all'unione tra monolitici riff di chitarra downtuned e fraseggi di slide guitar à la southern rock.

Una nota di merito va sicuramente alla capacità di AIN'T di inserire nei suoi brani assoli che preferiscono l'essenzialità espressiva rispetto al freddo virtuosismo da shredder, noioso cliché nel quale inciampano moltissimi artisti heavy a discapito dell'unico, vero concetto importante nella musica: Serve the fuckin’ song.

Purtroppo, un'evidente crepa che si apre nella tracklist di questo disco è il missaggio di alcuni suoi brani, in cui specialmente la batteria suona un po' fangosa e ovattata, creando quell'effetto metallico che ricorda quello presente nelle canzoni mp3 di bassa qualità che scaricavamo anni fa da eMule.

Imprecisioni tecniche a parte (sistemabili tranquillamente con un lavoro di fino sui master), The Rope Spring Eternal resta comunque un lavoro di tutto rispetto, crepuscolare ma maledettamente energico, in grado di unire la critica sociale alle tante declinazioni del rock più heavy in maniera estremamente credibile e coerente.

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La recensione The Rope Springs Eternal di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-05-23 12:35:00

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