I 50 dischi italiani più belli dell'anno (pagina 5)

Chi avrà firmato il miglior disco del peggior anno che si ricordi? Sfogliate questa classifica XL per scoprirlo, e ripassare assieme a noi le cose più interessanti capitate negli ultimi 12 mesi alla musica italiana

Grafiche Giulia Cortinovis - Testi: 50-41 C. Mazziotta, 40-31 M. Beltramelli, 30-21 V. Comand, 20-11 S. Stefanini, 10 -1 D. Falcini
Grafiche Giulia Cortinovis - Testi: 50-41 C. Mazziotta, 40-31 M. Beltramelli, 30-21 V. Comand, 20-11 S. Stefanini, 10 -1 D. Falcini

10. Birthh - Whoa

Nemmeno il 2020, con tutto quello che è successo, è l'anno in cui faremo calcoli tipo "queste cose in Italia non funzionano" oppure "bello, se solo cambiasse lingua" e negheremo la top ten a un disco solo perché scritto (e cantato) in inglese. Il nostro commercialista se ne faccia una ragione, così come deve essersela fatta quello di Alice Bisi, in arte Birthh. Che con Whoa si assume parecchi rischi e responsabilità e fa un notevole passo in avanti rispetto a Born in the Woods, senza più le attenuanti del debutto e del lo-fi. La dimensione homemade e diy rimane forte anche in questo secondo lavoro, ma il percorso di crescita si sente tutto, così come "pesano" le produzioni newyorkesi di Lucius Page e Robert LB Dorsey. Whoa è un ibrido pieno di personalità, che allude a tutto ciò che è black music, così come a Bon Iver, ai Daughter e mille altri, senza scadere in cliché o nella derivazione e senza mai perdere la leggerezza che è la forza espressiva della ragazza nata a Firenze 24 anni fa. Un disco personale e onirico, che pare di ascoltare con due boschetti di ovatta nelle orecchie. 

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9. The Zen Circus - L'ultima casa accogliente

Mi sono approcciato all'ascolto del nuovo disco degli Zen Circus leggendo le recensioni di Trip Advisor del pub livornese che porta lo stesso nome e ho sperato che Appino e soci non ne condividessero le sorti. Così non può essere: perché dopo 25 anni e una discografia lunga come una squadra di calcio al completo, la band toscana ha tirato fuori un altro lavoro che brilla di luce propria. Un disco che rispecchia il momento artistico e umano di tre ragazzi e di un Paese. E che, dote importantissima, è capace di fare di necessità virtù (la produzione doveva avvenire in California, invece è stata fatta a casetta) e persino prenderne forza. L'ultima casa accogliente muove dal particolare per arrivare all'universale, è introspettivo e attuale. E suonatissimo, rock nelle sue mille sfumature, tramite cui le tracce passano dal buio più totale alle fiammate di luce nel giro di uno skip. A tenere assieme tutto la voce di Appino, che ti riga la macchina anche quando parla d'amore (cosa che fortunatamente fa spesso). Una conferma di cui non c'era certo bisogno, ma che dà un grande conforto.

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8. Speranza - L'ultimo a morire

In una specie di skit di una delle ultime tracce del suo primo disco, Ugo Scicolone erutta in un Chiavt a Mammt, che è allo stesso tempo una liberazione e la chiusura di un cerchio. Per anni hanno tentato di trasformare questo ragazzo franco-casertano – vissuto e morto almeno un paio di volte, prima di trovare un successo cui nessuno poteva pensare fosse destinato – in una specie di meme vivente, un urlatore scomposto e folkloristico, carne da Barbara D'Urso o da Chiambretti. Ma un vero muratore sa che le case si tirano su dalle fondamenta, e se per fare presto salti qualche passaggio poi è un casino (anche se magari hai già incassato). Ora che un album certifica che è un artista vero ed è qui per restare – in un rap game in cui le vite durano pochissimo (e spesso è comunque troppo) –, Speranza si è potuto permettere di riprendere il tema dalla sua hit più iconica, di cui si era sempre rifiutato in precedenza di abusare per non prendere la scorciatoia di chi lo voleva macchietta. L'ultimo a morire è uno dei dischi hip hop più belli degli ultimi anni, anzitutto perché è un disco vero. Ha cioè una coerenza sonora, stilistica e di contenuti, ha cose da dire e lo fa con una rabbia che non è addomesticata, ma di certo più ragionata. Lunga vita a Speranza. 

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7. Lucio Corsi - Cosa faremo da grandi

Lucio Corsi ha pubblicato un disco poche settimane prima che ci chiudessero in casa con il chiavistello, poi ha sfoderato tre singoli (e tre videoclip) uno più bello dell'altro, è stato in giro tutta l'estate con la sua banda di randagi, è andato in tv a impersonare se stesso. Eppure continua a non sapere cosa farà da grande, come racconta in un disco che è allo stesso tempo un volume di poesie e una raccolta di acquerelli. Musicalmente – grazie alla collaborazione con il mentore Francesco Bianconi, produttore dell'album assieme ad Antonio "Cooper" Cupertino – la sua evoluzione prosegue in maniera evidente e coerente, aggiungendo alle comprovate abilità da folksinger di provincia di Lucio un'ottima tecnica, che gli permette di spaziare dagli amati riferimenti glam rock al blues, fino a una spolverata di prog. Al resto pensano un'estetica – concetto che, mai come in questo caso, va ben al di là del look – fortissima e quella capacità di condurci in un mondo colorato e bizzarro, dove gli uomini magri volano via e le conchiglie dell'Isola d'Elba indicano la strada.

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6. Frah Quintale - Banzai (Lato blu)

Per essere "solo" il lato A di un disco doppio, Banzai è un lavoro di una solidità impressionante e la conferma che Frah Quintale è diventato un altro tipo di artista rispetto a quello che in tanti avevamo previsto per lui. Non "solo" un ottimo rapper e/o un ottimo interprete del nuovo pop italiano – un'allergia alle etichette che già di per sé era un ottimo segnale –, ma un artista con una visione e pure delle visioni, capace di portare a queste latitudini suoni fino a questo momento marginalizzati o dimenticati e di innovare con le metriche. Banzai è un disco notturno, in cui l'R'n'B fa da padrone ma sa quando lasciare spazio a passaggi cantautorali puri e dove i sentimenti più blu vengono di continuo intervallati con i momenti maggiormente carichi di groove e di voglia di lasciarsi andare. Aspettiamo l'altra metà della mela con enorme fiducia e attenzione.

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5. Ariete - Spazio

Arianna Del Giaccio è la prima di tre artisti under 20 in questa top 5, e forse non è un caso che i giovanissimi siano rimasti i pochi a trovare le parole (e i suoni) giusti in questo periodo. Fresca e acida come un limone verde, nel suo ep di debutto per Bomba Dischi – solita ottima chiamata della crew romana – mette in mostra un bedroom pop coinvolgente, in cui dieci anni di ascolti e influenze musicali di diverso tipo sono shakerate assieme e restituite in maniera minimale e sempre convincente. Ci sono la malinconia e l'incazzatura, i sogni e il non capirci più un cazzo. A fine anno è arrivato anche il secondo ep di Ariete, 18 anni, che prosegue su quel solco e ci dice qualcosa di più di questa ragazza che sprizza voglia di futuro da ogni nota della sua chitarra e da ogni trama del suo berretto.

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4. Colapesce-Dimartino - I mortali

Che un artista bravissimo più un altro artista bravissimo facciano un album bellissimo è la cosa meno scontata che ci sia. Quando questo accade, le campane suonino a festa. Questa è l'unica recensione possibile a I Mortali, le dieci tracce di Colapesce e Dimartino che segnano il ritorno ai suoi splendori del disco collaborativo in Italia, tradizione che vanta dei predecessori più che illustri (Dalla e De Gregori, a Mina e Celentano e De Andrè) e che negli ultimi anni era stata portata avanti solo dall'hip hop. Le fragilità dei due autori siciliani si uniscono e diventano una forza in questo lavoro a lungo ritardato dalla pandemia. Canzoni che danno voce a chi non ne ha e agli elementi della terra, che celebrano chi ha sbagliato fino a stringere un nodo attorno alla gola. Rock e delicatezza, scrittura a tratti sublime, bel canto, analogico e modernità elettronica. Oppure semplicemente un pop fatto bene bene, come nel singolo Luna araba con Carmen Consoli. Quale che sia la definizione, questo matrimonio s'aveva da fare (e pace se non vi hanno potuto partecipare tante persone causa perdurarsi dell'emergenza Covid 19). 

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3. Post Nebbia - Canale Paesaggi

Teleimbonitori, sproloqui, pubblicità da trip in lsd, fattucchieri, balli di gruppo. In questo mondo fatto su misura per ognuno di noi – e quindi per nessuno – è magico e rassicurante che esista un universo parallelo che resiste alla logica dell'on demand. Sono le tv locali, un sabbah esoterico che va in scena tutti i giorni al calar delle tenebre (prima sono solo repliche). Come mai dei ragazzi di 20 anni si sono voluti unire alla danza esoterica? Perché i Post Nebbia, come vi raccontiamo da un po' di tempo, non vengono da questo pianeta, e dopo alcuni singoli più che convincenti lo hanno confermato nel disco d'esordio, un concept straniante almeno quanto questo 2020. Canale Paesaggi è un portale verso una nuova dimensione, dove ci si ritrova a volteggiare tra psichedelia e allucinazioni, groove e pennellate lisergiche. Un disco post-tutto, straniante e claustrofobico, efficace dal minuto uno fino alla fine. Oggi i Post Nebbia sono tutto ciò che dovrebbero essere i Post Nebbia oggi. 

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2. Emma Nolde - Toccaterra

Deve essere strano vivere il miglior anno della propria vita – artistica – mentre l'umanità vive uno dei peggiori di sempre. Ma in alcun modo deve essere una colpa, se vogliamo garantire ancora il diritto alla felicità. Siamo contenti che tutto questo sia capitato a Emma Nolde, ventenne toscana che sembra precipitata quaggiù per ricordarci qual è la più sottovalutata e la più importante delle ambizioni. Il primo disco di questa ragazza, che solo pochi mesi fa affrontava le sue timidezze per portare se stessa e la musica sui palchi dei contest locali, è una gemma che non poteva rimanere nascosta. Otto canzoni intime e consapevoli, istantanee di una fine di adolescenza in cui tutto è volatile eppure materiale fino a sembrare un macigno. La voce di Emma, ariosa e devastante, è sorretta e accompagnata dal suono della chitarra e della batteria, in un flusso di parole e suoni in cui anche i silenzi (soprattutto loro) parlano. Un debutto ben piantato per terra, e per questo libero di volare. 

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1. Francesco Bianconi - Forever

Una volta mi ero imbattuto in un libro con una copertina meravigliosa: mostrava l'arringa di un giovane ragazzo cinese, libretto alla mano, davanti a una platea di suoi coetanei. Il titolo era altrettanto speciale: "Come risolvere le contraddizioni. Manuale di materialismo dialettico cinese". Il disco di Francesco Bianconi fa esattamente questo: risolve le contraddizioni, che di questi tempi senza certezze è la più preziosa delle funzioni. Si intitola Forever – un nome altisonante e nato per caso, come racconta lo stesso Francesco: deriva da una maglietta con su scritto "Femme Forever" (ho scritto in precedenza per ben due volte "Fun Forever" e continua a farmi molto ridere l'idea, anche se è una notizia falsa, ndr)  – e mira all'eternità, pur nella consapevolezza della difficoltà dell'impresa. Eppure, suo malgrado e senza averlo in alcun modo pianificato, è un disco incredibilmente presente, perché parla degli abissi su cui tutti noi oggi facciamo le acrobazie. Perché è un album minimo e senza sovrastrutture, che quelle sono crollate tutte quante al cospetto di una particella virale. Forever è un piccolo capolavoro, intimo e immenso, un disco che non perde mai l'ispirazione nelle liriche e nei suoni. E che, quando ormai non te lo aspetti più, ci regala una hit 100% baustelliana come Certi uomini. Con l'auspicio che nel 2021 Francesco, la musica italiana e tutti noi potremo finalmente tornare alla fica.video frame placeholder

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L'articolo I 50 dischi italiani più belli dell'anno di Redazione è apparso su Rockit.it il 2020-12-15 14:10:00

COMMENTI (14)

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  • gattidistratti 3 anni fa Rispondi

    @gagia infatti credo che sia una questione differente, ben detta, racchiusa nella tua parentesi.
    in questi giorni ho assai pensato a quali siano le logiche dietro un mondo a cui mi sono riaffacciato dopo anni (se hai voglia di curiosare l'album è anche qui su rockit), al significato di musica nuova, di suoni un po' vecchi o datati, e ancora una volta scopro tanto, cose nuove, e conferme. Sui giornalisti, direi che più che accontentare tutti, credo che in queste occasioni si giochino la carta di indovinare cosa è figo e avrà successo, anche se fa cacare, piuttosto che dire quel che è valido, "bello", e quel che non lo è.
    Puntando su rosso e nero contemporaneamente, vinci sempre ;)

  • gagia 3 anni fa Rispondi

    @gattidistratti penso anch'io che il tipo di musica che ascolto possa essere rivolto diciamo ad un pubblico più "adulto" (forse solo più attento ai contenuti musicali e testuali). Ma anche Francesco Bianconi, Samuele Bersani e Cristiano Godano (peraltro tutti e 3 dischi molto belli) non sono roba "per giovani", e perciò, a mio parere, la classifica è un tentativo di accontentare un po' tutti i palati (pur con la mancanza di alcuni lavori di altissimo livello).

  • gattidistratti 3 anni fa Rispondi

    Giagia ma tu pensi che Umberto o Marco possano interessare il giovane pubblico a cui è rivolta questa classifica? Coccoliamoceli nella nostra nicchia e restiamo felici!

  • gagia 4 anni fa Rispondi

    Ciao. Il mio disco dell'anno è assente dalle vostre prime 50 posizioni: Paolo Benvegnù 'Dell'Odio Dell'Innocenza". Della mia Top Ten mancano anche Non Voglio Che Clara, Marco Parente, Moltheni e i Perturbazione e dai 50 segnalo almeno Umberto Palazzo, Diego Rivera, Diamine, Andrea Lazslo De Simone, Il Quadro di Troisi e Marco Giudici. De gustibus non disputandum est... grazie per il vostro lavoro comunque.

  • hagazussa 4 anni fa Rispondi

    Non vedo i MasCara con 'Questo è un uomo, questo è un palazzo', che si mangia almeno la metà dei dischi in classifica

  • 4 anni fa Rispondi

    con quale coraggio avete lasciato fuori Merce Funebre o Bir Tawil !?

  • Polso 4 anni fa Rispondi

    Ragazzi. Ma Rares 27° ???? Una delle cose più belle non dell'anno ma degli ultimi 10 anni.

  • mario.miano.39 4 anni fa Rispondi

    Sinceramente a livello di album in Italia è stato l'anno peggiore da tanto. Bellissime canzoni sparse ma l'unico album davvero stupendo (e anche uno dei migliori di sempre secondo me) è toccaterra di Emma Nolde. La distanza con il resto è "siderale". A parte mi sono piaciuti solo Voodoo Kid e Tedua perché hanno delle personalità e una autorevolezza che ti permettono di ascoltare i loro dischi interamente e trovare tantissimi spunti interessanti. Troppi i nomi, anche quelli che vedo menzionati nei commenti che sono sopravvalutati. E poi ognuno si fa la sua di classifica: in tutta onestà se "forever" di Bianconi è il meglio dell'anno forse siamo messi malissimo e non sono per nulla daccordo ma ringrazio Rockit per avermi fatto scoprire meraviglie su meraviglie. Chi ama la musica di qualunque genere come me, trova un FILTRO importante in questo sito e l'unico altro che conosco che mi fa scoprire musica bella e nuova è Resident Advisor. Sono diversissimi come stili di musica ma sono al servizio dell'ascoltatore e non smetterò mai di incensarli. Grazie 1000!

  • caronte63 4 anni fa Rispondi

    Manca Lucio Leoni!!!!

  • ungabunga 4 anni fa Rispondi

    @maxavo per il ROCK (anzi per il RUOCKK) Ti segnalo i COMMANDO con PROVINCH ROCK ciaoo!!
    commandoitalia.bandcamp.com…