Il fascino eterno della lingua italiana sugli artisti stranieri

Ormai non si contano neanche più i casi (da Bowie ai Phoenix) di artisti stranieri che si innamorano della musicalità dell'italiano

07/11/2017 - 10:00 Scritto da Marco Beltramelli

Che l’Italia nel corso dei secoli abbia ispirato tanti artisti, scultori, architetti, pittori, è cosa nota, ma negli ultimi tempi sembra si sia prepotentemente riproposta sulla mappe della musica globale. Viviamo questa paradossale situazione in cui molti artisti nostrani si cimentano con le lingue straniere e si scontrano con le difficoltà del produrre musica in inglese nella nostra nazione mentre, ad altre latitudini, il parere sembra esattamente l’opposto.

Come ha recentemente affermato Nic Cester in un’intervista rilasciata sul nostro portale “So che sembra scontato, alla fine è un po' il luogo comune sull'Italia quello del buon vivere, ma è vero. Anche nella musica è così, dove sono cresciuto la gente segue tantissimo le mode. Se qui un disco funziona, se i testi e la musica sono belli, la gente verrà a sentirti. Non importa l'età o l'estrazione sociale, quando abbiamo suonato a Lucca c'era gente di tutti i tipi, è stato meraviglioso.“

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Il teatro musicale all'italiana si è imposto dal Settecento in poi incoronando la nostra come la “lingua dell’opera”, giustificando, forse solo parzialmente, il successo che ancora oggi riscuotono i tenori italiani all’estero (anche in strani ibridi tra il pop e il canto lirico, vedi Il volo). Il dizionario musicale classico è in gran parte composto da termini italiani che ancora oggi vengono utilizzati negli spartiti di tutto il mondo. L’opera italiana trovò un terreno particolarmente fertile in Francia. I musicisti italiani compivano quelli che già allora erano a tutti gli effetti dei veri e proprio tour, portando la propria musica per piazze e teatri delle più disparate città europee dove il pubblico, che non sempre era in grado di comprendere la lingua, cominciò ben presto ad interpretarne le gestualità e la fonetica.

Arrivando ai giorni nostri, non si può non notare come questo fascino stia tornando prepotentemente alla ribalta. Prendiamo l'esempio dei Phoenix e del loro ultimo disco "Ti amo", che in origine avrebbe dovuto chiamarsi "Je t'aime". Tomas Mars, frontman della band, è sposato con la regista di origini italiane Sofia Coppola e il loro matrimonio si è svolto in Lucania. I riferimenti nel disco vanno ben oltre i soliti luoghi comuni pizza, mafia e mandolino. Dal gelato al fiordilatte fino al lungomare di Cattolica, dal festival di Sanremo alla sofisticata ricerca sul cantautorato italiano (da Battisti a Battiato), presumibilmente, li hanno portati sino ai giorni nostri e a nomi come quello di Giorgio Poi che aprirà la data milanese della band di Versailles.

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Anche la cucina, il clima, i panorami sono tutti fattori che possono influenzare positivamente la musica e la produzione artistica in generale. Tra i casi più noti c'è quello di Sting che ha acquistato una villa con vigneto in Toscana, meno chic ma più funzionale la residenza di Jonny Greenwood dei Radiohead, un casale a Sant'Elpidio nelle Marche dal quale, grazie all’aiuto degli artigiani locali, è stato ricavato uno studio di registrazione. Gabriella Cohen, una giovane cantautrice australiana, ha registrato il suo album a Serrastretta, un paese di 3000 abitanti in provincia di Catanzaro, così come Lyves, la musicista anch'essa australiana, che ha scelto Ostra, nelle Marche, per registrare l'ep che le è valso un tour europeo di spalla ai Coldplay. A suscitare grande fascino sulle star del jet set e della musica globali è il lago di Como: tra i suoi ospiti si possono annoverare i Muse.

Sulle sponde dello stesso lago ormai da qualche tempo si è trasferito il già citato Nic Cester che, a 8 anni dal suo ultimo lavoro con i Jet “Shaka Rock”, ha debuttato col suo primo album solista “Sugar Rush”, un disco in inglese ma dall’anima tricolore, registrato tra Como, Milano e Londra con la partecipazione esclusiva dei Calibro 35 e Tommaso Colliva. Anche la band che lo accompagna dal vivo in tutto il mondo parla totalmente italiano: Sergio Carnevale dei Bluvertigo, Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), Daniel Plentz dei Selton, Roberto Dragonetti e Raffaele Scogna formano la superband denominata The Milano Elettrica.

C’è chi, da una località visitata, rimane così colpito da dedicarle una canzone: è il caso dei Tame Impala e della loro “Sestri Levante”. Ma se alla località turistiche che ci vogliamo rivolgere allora il caso più emblematico e linguisticamente più interessante è quello di “Santa Marinella” dei Gogol Bordello. Eugene Hutz - ucraino di nascita ma giramondo di vocazione e quindi abituato a cimentarsi con tutte le lingue- nella piccola località laziale nei pressi di Civitavecchia ha vissuto proprio prima di sbarcare in America. La sua, per quanto parodistica (e blasfema), è un vero e proprio esempio di composizione pensata in italiano da uno straniero.

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Se volessimo poi fare un elenco di cover, di canzoni tradotte da una lingua all’altra, di riadattamenti ed omaggi, potremmo andare avanti all'infinito. Basti ricordare che “Gloria” di Umberto Tozzi detiene il record di canzone più tradotta del mondo, "Mondo Cane" di Mike Patton e l’ancor più noto caso di David Bowie e della sua “Ragazzo Solo, Ragazza Sola” versione italiana dell’originale “Space Oddity” il cui adattamento linguistico è stato curato da Mogol. Stiamo parlando di esempi del passato, ma il punto è: quanto l’Italia e la lingua italiana, ad oggi, possono essere attraenti per un pubblico internazionale?

Uno dei media attraverso il quale la lingua italiana si è fatta conoscere maggiormente è stato il cinema. Ed è bene precisare che, a differenza nostra, le altre nazioni sono abituate a godersi la visione dei film esteri con i sottotitoli. La scelta della lingua italiana diventa così una scelta stilistica ed estetica ben precisa e con un immaginario evocativo ben delimitato che si colloca tra i grandi nomi della moda, i divi del cinema e la dolce vita felliniana. Un esempio cinematografico perfetto potrebbe essere il corto che Wes Anderson ha girato per Prada, “Castello Cavalcanti“ in cui Jason Schwartzman interpreta un pilota americano in un paesino che potrebbe trovarsi in qualunque punto della penisola; un esempio musicale, invece, l’intro studiatissimo del video “Miracle Aligner” del duo inglese Last Shadow Puppets che recita: “Che cos’è questo?” ”Questo? Si tratta di un tentativo di estrarre la verità all’incirca”
E se è al cinema che ci stiamo riferendo il caso più curioso è sicuramente quello di Simon Hanes, un giovane ragazzo del Massachussetts che si innamorò della musica italiana ascoltando una colonna sonora di Ennio Morricone e finendo prima per formare un orchestra, i Tredici Bacci da lui stesso definita “la maniera che utilizzo per esprimere al mondo la mia storia d'amore con le colonne sonore italiane degli anni '60 e '70”, e poi dando vita al suo progetto solista Luxardo (come il noto liquore italiano) che rispecchia da tutti i punti di vista i crismi del nostro cantautorato. L’intento che Luxardo si è proposto è questo, evocare “quel sentimento così particolare che racchiude romanticismo, umorismo e sensualità e che cerco costantemente di prendere ad esempio per la mia vita quotidiana” e in effetti fotografare un momento come "Ricordo l'estate e il thè Nespresso freddo" è qualcosa di molto più profondo di una semplice traduzione.

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Un’operazione interessante è stata quella di Erlend Øye, una delle due metà del duo norvegese dei King of Convenience: trasferitosi in Sicilia ormai da anni e appassionato di musica italiana grazie a una canzone di Gaber. Dopo aver scritto una canzone nella nostra lingua, “La prima estate”, per la laurea di un'amica, questa estate ha dato vita ad una delle esibizioni più emozionati dello scorso Ortigia Sound Festival. “Erlend Øye performing Sapore di Sale” si è svolto su un traghetto al largo delle coste di Siracusa in cui l’artista di Bergen non si è limitato ad interpretare il classico di Gino Paoli ma ha spaziato all’interno del repertorio italiano più classico.
Per concludere, non si possono non citare gli Itaca, duo di synthpop berlinese che si esprime esclusivamente in italiano, raffinati e sensuali ma soprattutto, credibili nel cantare e nello scrivere in una lingua che non è la loro.

Dopo tutti questi esempi (e ce ne sarebbero ancora tantissimi) di quanto la lingua e la musica italiana siano affascinanti per gli interpreti stranieri di tutte le latitudini (vi ricordate "Una giapponese a Roma" di Kahimi Karie & Momus?) sarà questo il momento giusto perché, al contrario, la musica contemporanea italiana in italiano travalichi i confini nazionali?

E se i Phoenix nella title track del loro ultimo album si rivolgano a noi chiedendoci cosa preferiamo tra “Champagne or Prosecco”, forse, finalmente, la scelta propenderà verso il secondo.

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L'articolo Il fascino eterno della lingua italiana sugli artisti stranieri di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2017-11-07 10:00:00

Tag: opinione

COMMENTI (2)

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  • direzione 7 anni fa Rispondi

    Effettivamente la cultura italiana ha un primo, vero, grande, potentissimo nemico: lo Stato italiano, ovvero la sua classe politica (a cominciare dai Ministeri degli Affari Esteri e dell'Università) e la sua burocrazia - con la loro arrogante ignoranza e il loro becero odio per tutto ciò che è Italianità.
    Ed io che ho vissuto per molti anni all'estero, insegnando nelle università Lingua e letteratura italiana, Storia del cinema italiano e Politica e società italiana, l'ho potuto toccare con mano e farne personale esperienza.

  • ulivierifabrizio 7 anni fa Rispondi

    L'articolo è interessante. E' una prova ulteriore della vitalità della lingua italiana, la quarta più studiata nel mondo. Io sono andato a presentare il mio libro "Rugìle" (l'erudita-Giulio Perrone editore) a Vilnius (vcb.lt/events/italu-rasytoj…). Alla presentazione vi erano alcuni italiani ma molti lituani italofoni e addirittura lituani non parlanti italiano ma interessati comunque alla lingua e cultura italiana.
    L'italiano è una lingua che attrae come l'Italia e il suo stile di vita, cibo, moda... ma alla fine si ritorna sempre al punto solito: le istituzioni affossano ciò che i privati promuovono.
    Per la mia presentazione ho trovato uno sponsor lituano (acqua minerale Akvile) ma l'Istituto Italiano di Cultura a cui ho chiesto il patrocinio nemmeno mi ha risposto.