La vita terrena e quella spirituale: la felicità secondo Edda

È sempre spietatamente sincero, anche fin troppo. Edda ci racconta come ha lavorato sul nuovo album "Graziosa Utopia" e che cos'è per lui la felicità

Edda Graziosa Utopia
Edda Graziosa Utopia - foto di Stefania Villani

Quando arrivo sta cancellando i contatti che non gli servono più dalla rubrica di un vecchio telefonino. Si dice contento di aver fatto un nuovo disco anche se avrebbe voluto fare meglio alcune cose e anche se non ha idea di che cosa significhi l'artwork. Nessuno oserebbe mai dirlo in un'intervista, ma non Edda, che è sempre spietatamente sincero, forse anche troppo, e molto autocritico, decisamente troppo. Volevo parlare con lui del nuovo disco "Graziosa Utopia", ma com'è normale con uno come Edda si finisce anche a parlare di molto altro.

L'ultima volta che ti abbiamo intervistato eri appena stato cassaintegrato. Da allora hai dovuto lavorare o adesso riesci a vivere grazie alla musica?
Adesso non vivo con la musica ma non sono tornato a lavorare, perché comunque con l'altro disco, "Stavolta come mi ammazzerai", sono andato in tour e non potevo lavorare. Ci abbiamo messo un anno a registrare il disco nuovo, per cui sono in questa situazione che non vivo grazie alla musica però faccio questo e basta.

Il disco si apre con un brano meraviglioso, “Spaziale”, che sembra uscito dagli anni '60 di Mina o di Tenco. Ha una melodia incredibile, antica e modernissima insieme.
Mentre scrivevo questa canzone pensavo proprio a Mina, è la musica che ascoltavo da bambino. La musica la mangiavo proprio, era il mio divertimento, la mia compagna di giochi, conosco quelle melodie e mi sono state di ispirazione. È proprio Mina in quella canzone. Dai Mina, fai 'sta canzone, dammi qualche soldo e siamo contenti (ride).

Ti piacerebbe fare l'autore per altri?
Volevo dare dei brani a Grazian ma non li vuole (ride). Mi piacerebbe molto, però sono le mie canzoni, non le cambierei per gli altri.

Questo disco è stato prodotto insieme ai tuoi musicisti Fabio Capalbo e Luca Bossi. Quanto c'è di loro negli arrangiamenti?
Tutto, io non sono capace di arrangiare, però sono capace di capire se mi piace o no. Quindi quando faccio arrangiare il pezzo a Luca se non mi piace non mi piace.

Tra i vari commenti che ho letto online, qualcuno si è stupito dell'elettronica in “Un pensiero d'amore”, ma a me sembra un inserimento molto organico anche perché di base il sound è rimasto analogico.
Sì assolutamente, poi quel pezzo lì è strano, parte in un modo, poi diventa un ¾, è stato concepito così. Quel giorno eravamo io e Luca, gli è venuto così, come a me vengono i testi a lui vengono questi arrangiamenti. Sono molto contento di quel brano.

E del disco in generale sei soddisfatto?
Eeeh... ho avuto un po' di difficoltà perché secondo me era stato arrangiato molto bene, però per quanto riguarda come ho cantato avrei voluto dare di più, ma non sono stato capace. Quindi lo trovo un po' sbilanciato, grandi arrangiamenti, grande sound, ma la voce non sono stato in grado di valorizzarla.

Scusami se te lo chiedo, ma perché non l'hai rifatta?
Non c'era più tempo, avrei dovuto rifare tutto da zero. È stato uno sbaglio totalmente mio di gestione logistica, ma ho imparato qualcosa di nuovo per il prossimo disco.

L'artwork si è complicato rispetto ai dischi precedenti. Penso al topolino, al seno, alla foto di famiglia. Anche la scelta dei colori è audace. Ce lo vuoi spiegare?
Sono tutte idee della grafica, Silvia Rossi, che aveva curato anche l'altra copertina. Le abbiamo lasciato carta bianca. Mi piace che sia molto colorato, ma tutto il concetto che c'è dietro mi sfugge completamente. Me l'ha spiegato una sera via email ma non ci ho capito niente, è troppo complicato. Mi piace però che la protagonista si guardi in mezzo alle gambe.

Le grafiche e molte parti dei testi suggeriscono che uno dei temi dei disco sia il sesso. Ci sono un paio di cose che voglio chiederti. La prima è se adesso vivi con la tua fidanzata o se continuate a fare vite separate.
No, eccola qua (indica Tania che è seduta accanto a noi)! Sono tre anni che viviamo insieme.

In realtà l'avevo immaginato perché in un'altra intervista ci avevi detto “L'ultima cosa che faccio prima di andare a letto è toccare Tania”. È un pensiero molto dolce.
Sì, le faccio delle carezze.

Il tuo rapporto col sesso è ancora così complicato?
Sì be', come ho già avuto modo di raccontare, da ragazzino ho subito un abuso da parte di un uomo. Non saprei, forse quello in qualche modo mi ha bloccato la crescita. Lo psicologo me l'ha confermato, non credo che ci sia dell'altro dietro.

Ma quando dici “ho sempre rifiutato l'intimità, mi disgusta”, intendi proprio il sesso, o più in generale la vicinanza con un'altra persona?
In realtà questa frase non devi prenderla così com'è. Ho un rapporto ambivalente con il sesso. È una cosa per cui sarei anche abbastanza portato, ma poi vivo sempre una serie di frustrazioni...non frustrazioni, situazioni...(ci pensa un po') non è una cosa che riesco a vivere con spensieratezza e con senso di realizzazione. È una parte irrisolta della mia vita, è troppo contraddittoria. Da una parte mi piace ma mi crea anche dei problemi.

Allora non voglio insistere. Un altro tema che mi sembra ricorra spesso è quello della fedeltà coniugale, come in “Signora” e “Zigulì”. È così?
Sì, è vero. “Zigulì” sembra una filastrocca per bambini ma è pieno di riferimenti sessuali, è un po' uno scherzo, però mi piace. “La tua saliva è la mia Coca Cola” la considero una delle frasi migliori dei miei ultimi dischi. Però non c'è mai un tema vero nelle canzoni, ci sono delle frasi che potrebbero richiamare determinati temi. Sicuramente comunque “Signora” parla anche di fedeltà.

E invece “Brunello” chi è?
È il nome del papà di una mia amica, la protagonista del video di “Signora”. Gli ho voluto dare questo nome perché i nomi quando mi colpiscono mi colpiscono, ma la canzone parla di tutt'altro. Ecco anche quello secondo me è un testo che mi è riuscito particolarmente bene. Invece un testo bruttissimo che ho fatto è “Picchiami”. Non c'è dentro niente, è fatto proprio così, con un po' di mestiere.

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Mi parli di “Benedicimi”?
Questa canzone quando l'ho scritta era in una veste sonora completamente diversa. È nata come una ballad e avevo pensato di darla a Vinicio Capossela. Non me la voglio tirare, ma quando scrivo i testi veramente entro in trance. Per esempio la frase “Lacrime e sorrisi quando ti decidi non avere fretta” non c'era, tu non hai idea delle giornate che sono stato lì a cercarla. Era agosto, ci provavo da intere serate, scrivevo, scrivevo, scrivevo, non mi veniva niente. Poi un giorno correndo mi è venuta... ecco forse la corsa è uno dei miei momenti di trance, anche se vado pianissimo.

Nei tuoi dischi parli spesso di quello che per te è problematico, penso sempre al sesso, ma anche alla famiglia o alla droga. È un modo per tenerli a bada?
Io penso di scrivere in maniera molto istintiva, non mi piace molto scrivere i testi, però nelle canzoni devo metterci le parole. Quando mi viene una canzone arriva prima la melodia. Anche le parole arrivano, non è che mi metto lì e decido di scrivere su un argomento in particolare. Probabilmente queste parole sono dentro di me, forse sono sempre le stesse, forse è anche ora che cambi gli argomenti. Quello della droga per esempio spero proprio di non doverlo trattare più, è abbastanza noioso. Comunque non penso sia un modo per tenerle a bada, è una cosa istintiva, anche perché se non riesco a scriverlo subito il testo quella finestra si chiude e faccio una fatica enorme a trovare le parole.



Secondo te gli italiani soffrono un senso di vergogna cattolico nei confronti del sesso? Lo viviamo male?
Secondo me gli italiani di sesso ne fanno fin troppo, è una cosa naturale che chiunque abbia un corpo sente la necessità di fare, come mangiare.

Eppure sai che esistono molte ricerche che sostengono che i millenials facciano poco sesso perché sono assorbiti da altro?
Io penso che il problema è che nessuno ci educa alla vita. L'uomo è antichissimo, e secondo me un antico romano aveva in testa le stesse cose che ha oggi un impiegato del catasto: andare a lavorare e portare i soldi a casa, godere della vita e del sesso. Poi bisognerebbe capire se il senso della vita sia davvero in queste cose, ma io non credo.

E ti sei fatto un'idea di quale sia il senso della vita?
Sono 35 anni che seguo gli Hare Krishna, loro mi hanno dato una visione della vita del tutto spirituale. Sulla Terra conta tutto ciò che è legato ai piaceri del corpo, compreso il sesso. Nella vita spirituale il sesso non esiste. Tu mi dirai: che bella noia! Ma sto parlando di altri livelli di coscienza. Credo che non siamo in una bella società, non vedo persone equilibrate, il mondo non è armonioso. Non voglio dare la colpa al sesso, ma voglio dare la colpa a una mentalità che è quella materialista e che vede e prevede che tu ti comporti in una certa maniera, che tu vada a lavorare, abbia una famiglia, che ti goda la vita. La ricetta però non sta venendo tanto bene.

L'altro giorno ho guardato un documentario sulla concezione di felicità presso i buddhisti che, per dirla in maniera spicciola, credono che vada ricercata nell'accontentarsi di quello che si ha e nel vivere serenamente senza desiderare una macchina più grande, una casa più grande, un lavoro più retribuito, perché è quella perenne ricerca che ci rende frustrati. Esiste un concetto di felicità nel tuo credo e riesci a spiegarmelo in modo semplice?
Esiste solo la felicità spirituale, che è quella vera, perché la felicità è come afferrare il fumo, non ti rimane in mano niente, anzi alla fine si trasforma in dolore perché ti accorgi che non hai nulla. La ricetta dei buddhisti è ottima, accontentarsi di quello che si ha è già un modo giusto ed equilibrato per andare avanti. Però la felicità non è nelle cose materiali, te lo dice uno che predica bene e razzola male, me ne rendo conto. È tutta la vita che vorrei essere un grande cantante, e ci sono stati dei momenti con i Ritmo Tribale che le cose andavano bene, riempivamo i palazzetti, sembrava fatta no? Finiti i concerti mi facevo la doccia ed ero lo stesso cretino di prima. È come nella canzone di Gaber, “L'odore”: le cose di cui ti sei voluto ricoprire alla fine ti porteranno a fondo.

In un'intervista di 8 anni fa ci avevi detto che i tuoi testi sono scritti un po' al maschile e un po' al femminile perché l'anima è femmina e non sai in cosa ti rincarnerai più avanti. Se potessi scegliere, in chi/cosa vorresti reincarnarti?
Io spero di rinascere in una famiglia di devoti di Krishna, se non di reincarnarmi direttamente nella vita spirituale, ma la vedo difficile. Spero almeno di ripartire avvantaggiato da una famiglia che mi insegni quei valori.

So che ti piace molto Alessandro Grazian. Altri artisti italiani che senti vicini come poetica?
Mi è piaciuto molto il disco degli Ex-Otago, e poi mi piace tanto Pop X anche se molti mi suggeriscono di non dirlo.

Cosa ti piace di lui?
Che è un pazzo, ha un linguaggio visionario, parla di sesso in una maniera che mi colpisce. “Nel cuore ho l'ano di una bambola” lo trovo forte, mi colpisce la sua voce. Mi piace anche la voce di Calcutta, però qui sto parlando proprio di suono, di come suona quella voce.

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In questi giorni nelle sale esce Trainspotting 2. Il primo è considerato un manifesto generazionale, tu che ne pensi, era veritiero quello spaccato sull'essere tossici negli anni '90?
Sì, era ambientato a Londra ma la dimensione del tossico è universale. Era abbastanza vero, le visioni, le immagini, mi ci sono ritrovato. L'ho trovato autentico. C'era una grande dose di squallore che mi ricorda che mai e poi mai tornerei indietro.

Una curiosità: hai dato uno sguardo a Manuel Agnelli, che è un tuo grande fan, a X Factor?
Sì, anche io sono un suo ammiratore. È un artista con 30 anni di carriera, gli hanno offerto questa possibilità e ha fatto benissimo ad accettare. Conosce benissimo la musica e pochi in Italia hanno la sua esperienza, ha sempre fatto il musicista. In un programma di musica, anche se c'è la gara e tutto, chi potevano chiamare se non un esperto di musica? È un artista degno di questo nome.

E tutte le critiche che gli sono piovute addosso?
È solo invidia, io l'ho visto, esprimeva i suoi pensieri. È chiaro che la televisione ha le sue regole, però lui ne sa davvero tanto. Io potrei andare a Masterchef.

Ti piace cucinare?
(Mi risponde Tania) neanche un uovo a tegamino! Muore di fame!

Scherzi a parte, ci andresti a X Factor?
Sì certo, il problema è che mi manderebbero via alla terza puntata.

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L'articolo La vita terrena e quella spirituale: la felicità secondo Edda di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2017-03-03 10:51:00

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