Keccore' strafatto in casa 2014 - Cantautoriale, Pop

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Cantautorato derivativo ma non privo di spunti interessanti

Cose che mi fanno approcciare questo disco con pregiudizio negativo: prima di tutto, il nome. Scusate ma la settimana dopo Sanremo leggere “Kecco”, anche se con una sola k, mi dà i brividi. Di paura. E poi due titoli: “Deca dance” - una roba che secondo me uno dovrebbe pensare: “uhm, potrei intitolarla Deca dance... no dai, manco un programma di Celentano” - e “Amore a progetto” - solo a me fanno cadere le braccia per quanto sono banali e triti concetti come “amore precario”, “sentimento a tempo determinato”, “relazioni co.co.pro.”?
Ma non si giudica un disco dai titoli, quindi ascoltiamo.

L'incriminata “Deca dance” mantiene ciò che il titolo promette: musica dance col testo che parla della decadente Italia. Attualità – le storture del moderno giornalismo - anche nella rappata “La notizia che non c'è”, mentre gli altri brani affrontano temi più minimi e personali (l'amore, i moscerini, l'ultima sigaretta) con il piglio e il sound del tipico cantautore brillante, scanzonato e un po' impegnato. Dall'intro parlato di “Titoli di testa” che ne tradisce le frequentazioni teatrali, alla filastrocca “Le logiche relazionali”, alle bluesy “Razzismo temporale” e “Amore a progetto” alle sommesse “Binari” e “Gli avanzi di ieri”, è tutto molto tardi anni novanta e scuola romana. Daniele Silvestri è il nome che viene in mente più spesso, e non sarà mica un caso se viene anche citato (insieme a Jovanotti) in “Ohps”, peraltro una delle migliori, col suo humour nero.
Alla fine l'insieme è, seppur non particolarmente originale, abbastanza intelligente, sicuramente migliore dei titoli (e di quella k).

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La recensione strafatto in casa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-19 00:00:00

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