I 50 migliori dischi italiani del 2025 (pagina 5)

Chi ha fatto l'album italiano più bello di quest'anno? Quanti dischi rap nella top 50? Meglio I Cani o l'Asino? Le risposte a queste e molte altre domande nel classificone di fine anno di Rockit con la miglior musica di questi 12 mesi

Grafiche di Beatrice Arrate
Grafiche di Beatrice Arrate

10. Marco Castello - Quaglia Sovversiva

All'improvviso, mentre questo strano anno volgeva al suo tramonto, presentato da un comunicato stampa che sembrava redatto da una costola novella delle BR, Marco Castello ha pubblicato il suo terzo disco, quello più politico e incazzato. Quaglia Sovversiva, un titolo che già ci chiede di non capire a tutti i costi i suoi risvolti lirici, sempre a cavallo tra italiano e siculo, è un disco da studiare da capo a fondo, un lavoro in cui la maniacalità stilistica di "maccucciu" viene messa al servizio di un racconto di insurrezione e rivolta contro gli avamposti imperialisti americani, contro i paesaggi deturpati della sua terra, per una riappropriazione definitiva degli spazi cittadini.

9. Andrea Laszlo de Simone - Una lunghissima ombra

Quando ritorna lo fa in punta di piedi, come se la sua musica accadesse momento dopo momento, senza alcuna forzatura. E forse è proprio per questo che poi quando si sprigiona è così delicata e commovente. Una lunghissima ombra è il quarto disco di Andrea Laszlo De Simone, una tela su cui suoni e luci sono stati tessuti per conferire a questo cantautorato, etereo e  fuori dal tempo, una serie di ombre oscure, di incursioni di elettroniche. Lo smarrimento per il tempo che non si ferma filtra attraverso le persiane, non resta che osservarlo, come fosse una lunghissima ombra.  

8. Le Feste Antonacci - Uomini cani gabbiani

Le Feste Antonacci ci insegnano che il groove non significa necessariamente buon umore, anzi. Perché i loro pezzi sono dei trattori, delle carovane di ritmo accattivante che non richiedono con la forza di tirare fuori il finto sorriso di chi deve far vedere che si sta divertendo, ma fanno battere una malinconia latente, sotto le linee di basso devastanti, sotto la sfilza di coretti in falsetto e movimenti sinfonici totalmente inaspettati. Uomini cani gabbiani è il loro disco d'esordio, un punto d'arrivo importantissimo per la loro carriera di cantori scalcinati, demenziali e mai dementi, musicisti giganti, uomini nudissimi.

7. Centomilacarie - Io nessuno

Manda affanculo il tg1, canta con un'urgenza da vendere, e soprattutto non cerca nessuna scorciatoia. Centomilacarie lo abbiamo visto crescere in questi quattro anni, e il suo sorprendente disco d'esordio è un flusso di rabbia e impulsi lirici, dove il racconto non si interrompe mai, e dove il principino dei rottami esplora tutto quello che la sua grande voce ha da offrire. Disordinato e adolescenziale, Io nessuno spazia tra cavalcate furiose, momenti che flirtano con la techno cool, e grandi pezzi più misurati, con la voce di Centomilacarie che echeggia nell'aria, forte come un martello.

6. Irossa - La mia stella aggressiva si nasconde nelle virgole e nei punti

Da qualche anno vi stiamo avvisando che a Torino c'è un fermento musicale abbastanza vistoso, e direttamente dai nostri CBCR di Rockit per il 2026 ecco le Irossa, gruppo che prende il proprio nome da Prevert, che flirta con il collettivismo armonico tutto inglese che ha visto nei Black Country, New Road i nuovi pionieri. Il loro primo disco, adorabile e dal titolo improbabile - La mia stella aggressiva si nasconde nelle virgole e nei punti - è una lezione di creatività per chiunque voglia iniziare a fare musica oggi. Senza paura, autoprodotte, con una gentilezza pulsante e un amore sconfinato per quello che fanno, noi delle Irossa ci fidiamo ciecamente. 

5. Joan Thiele - Joanita

Quello che colpisce di Joanita al primo ascolto è la capacità di costruirsi come un racconto quasi cinematografico, fatto di dicotomie, di continuo conflitto, tra bene e male. Joanita, più che un semplice disco, è una nascita emotiva, molto intima, con squarci violenti sul mondo esterno e dove parole sono già fuse col suono nel momento stesso in cui sono cantate. Nell'anno in cui Joan Thiele ci ha regalato forse il miglior brano degli ultimi tot anni di Sanremo, ecco che la sua musica si fa matura, abbracciando il cinema, le influenze preziosissime di Piero Umiliani, e un immaginario che ogni cantautrice pagherebbe per avere.

4. I cani - Post mortem

Un mattino di aprile ci siamo svegliati e il quarto disco dei Cani esisteva davvero. Un giorno di aprile Niccolò Contessa ha deciso di ricucire con una manciata di canzoni incredibili il rapporto tra noi e lui di questi ultimi 9 anni. Post mortem è un disco cupo da far paura, che non fa sconti nel suo essere pieno di spigoli, una nuova apertura sul mondo e i suoi orrori, visto dagli occhi di chi ha cresciuto nel bene e nel male almeno tre generazioni con la sua musica. Buchi neri e malattie, delusioni e metafore esistenzialiste, tutto quello che i Cani hanno sempre rappresentato, ma con la consapevolezza che (purtroppo) è il 2025, e le cose che non ci fanno addormentare sono sempre di più.

3. Faccianuvola - Il dolce ricordo della nostra disperata gioventù

L'estetica di Faccianuvola si sta espandendo, smarcandosi dal padre PopX, e trovando una dimensione piena di altri colori, che si confanno meglio a questo ragazzo delle montagne, che in queste montagne sta disegnando, pezzo dopo pezzo, la sua personalissima Arcadia digitale. Un luogo dove il suo pop possa luccicare sotto il suono di mille tastiere e sintetizzatori impazziti, dove l'essere giovani possa essere il tema principe di una musica che riecheggia nelle valli, rimbalza di qua e di là senza dare l'idea di volersi fermare. Noi Faccianuvola vogliamo seguirlo, dappertutto.

2. Giorgio Poi - Schegge

Il quarto disco di Giorgio Poi è a tutti gli effetti una raccolta di schegge di vita, di frammenti che si sono fatti canzoni sotto lo sguardo maturo e iper romantico di uno degli autori migliori che la nostra musica possa vantare. In Schegge si trova tutto il canone della sua scrittura, tutte le evoluzioni con cui lo abbiamo visto evolversi da otto anni a questa parte. Giorgio Poi ha in qualche modo riscritto le regole del pop italiano, ha trovato sempre la soluzione per comprimere in poco più di mezz'ora tutta la musica migliore possibile, senza sprecarne un secondo, senza aver paura di accompagnare con un intermezzo in più, senza aver il timore di raccogliere i cocci emotivi della sua vita, per farne un grande ennesimo disco.

1. La Nina - Fùresta

I grandi dischi, quelli che rimangono nel tempo, sono quelli che si fanno carico di una voce collettiva, che allargano lo sguardo verso una platea che ha bisogno delle parole giuste per raccontare che cosa non sta funzionando. La Niña ha resola sua musica, frutto di sperimentazione assoluta a partire dalla traduzione partenopea, un canto di lotta politica, di rivendicazione completa di un corpo di donna simbolo del martirio quotidiano da parte di un mondo infame. Strumenti popolari, lingue che si fondono, un insieme di voci che si uniscono furibonde e che siamo certi potranno viaggiare nel tempo. Fùresta è il disco più bello, ma soprattutto più necessario del nostro 2025.

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L'articolo I 50 migliori dischi italiani del 2025 di Vittorio Comand, Dario Falcini, Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2025-12-15 12:00:00

COMMENTI (2)

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  • mario.miano.3918 ore faRispondi

    Canzoni
    1 - ho amato tutto (ada oda)
    2 - opere d'arte (simba la rue)
    3 - umana (brucherò nei pascoli)

    albums
    1-amanda (primastanzaadestra)
    2-in fatti ostili (delta v)
    3-umana (brucherò nei pascoli)

  • mario.miano.3918 ore faRispondi

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    2 - opere d'arte (simba la rue)
    3 - umana (brucherò nei pascoli)

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