No, non è un elenco di coloro che hanno riempito più Forum d'Assago o che hanno più menzioni Fimi. Queste canzoni non dominano le piattaforme, non (o meglio non per forza) sono finite in milioni di reel virali. Però ci piacciono. E non ci serve altro.
In questa lista trovate giovani che domineranno le classifiche di qualità di domani (a proposito, avete visto i nostri CBCR? e verrete a sentirli live?), assieme a veterani e nomi consolidati della musica italiana, quella bella.
Buona lettura e buon (ri)ascolto.
50. Mamma - Puzza di marketing
Circa un anno fa la musica di Matteo Gorelli, in arte Mamma, ci ha lasciato senza parole la prima volta. Oggi siamo ancora qui a parlarne, mentre lui scrive pezzi su pezzi, e consolida un stile inconfondibile, pieno di foga, di immagini incredibili. Puzza di marketing - brano in collaborazione con DDiT e OKEYCHICO - è una fuga ulteriore dal mainstream, rappata con la straziante sincerità, violenta ed emotiva, di questo strano miracolo della musica italiana.
49. Tony Pitony - Stimoli
Forse l'incipit più scoppiettante di questo 2025, opera dell'uomo con la maschera da Elvis, che recita in continuazione la parte del buzzurro con la voce di chi ha studiato canto e scrittura per anni. Nell'anno di Tony Pitony Stimoli simboleggia l'esempio perfetto della sua musica, malinconica e spiazzante, sempre appresso alle ossessioni del maschio bianco etero, un antidoto ridicolizzante alle canzoni orrende di Checco Zalone. Non c'è esaltazione, solo una triste presa di coscienza.
48. Paky - 6 litri
Canto e contro-canto, come allo stadio, o come in quella famosa scena dei Blues Brothers con Cab Callaway, ma in un locale squallido e di lusso. Paki si dipinge nel momento dell'infedeltà, a ordinare bottiglie e a sperperare i soldi e la fiducia della sua donna. Non sappiamo dove lo porterà questo storytelling, sappiamo di certo che è dannatamente interessante e pieno di idee. Quella voce nasale, quella strana consapevolezza dell'autodistruzione, racchiusa in 6 litri di champagne.
47. Dadà - Nguento
La janara è la strega di Benevento, colei che si porta via i bambini, colei che lancia le maledizioni, ma anche una donna, sola sotto le intemperie della pioggia e della superstizione cittadina. Il brano di Dadà è un grande esempio di cantautorato folk-elettronico, dove la scrittura è ben calibrata per portare ad un cambiamento ideologico radicale nella seconda strofa. Frutto di studio, di idee portate avanti con tanta convinzione.
46. Edda - Giorni di gloria
Musica totalmente calata nel presente, nella contingenza. Giorni di gloria parla di un immaginario oggi, come ha sempre fatto questo straordinario cantautore sporco e spiazzante, uno che scrive solo di quello che la vita gli dà nell'immediato. Le parole non sono sempre alla portata, le onomatopee si susseguono per impastare il suono, e questo rock sbarazzino, a tratti beatlesiano, ci fa capire che Edda è sinonimo di una musica che filtra la realtà con la maschera del sogno.
45. Camoufly - Llamando
"Maria Teresa mira a vovò que te està llamando". Queste parole, solo queste, e poi l'esplosione degna di un clubber navigato, che ha fatto ballare migliaia di persone in vent'anni di carriera. E invece no, perché sotto il copricapo da coniglio c'è un pischello, che nel 2025 ha visto espandere la sua fama, perché alla sua musica è davvero difficile resistere. Camoufly sta nascosto ma non si tira indietro per niente al mondo, lavora con le lingue, scatta dietro la console, osserva da vicino il risorgimento elettronico italiano.
44. Sano - Thru
Il brano si chiama Thru come le prime lettere del collettivo da cui Sano è sbucato fuori, forse perché quello dei Thru Collected è un romanzo corale che parla la lingua delle canzoni, sempre più belle e sempre più strutturate. Sano intesse, in chiusura al suo disco solista, una ballad pianistica struggente, cantata con quel filo di voce sofferente e piena di eco, che parla di un futuro disatteso, di una speranza che si può solo cantare, meravigliosamente.
43. Gioia Lucia - Flusso
L'attitudine è dannatamente giusta, le idee ancora di più, e forse per questo l'abbiamo inserita nei nostri cbcr per il 2026. Gioia Lucia fa sembrare scontate cose che non lo sono affatto, per esempio questo brano, Flusso, che scorre dolce nei suoi quasi tre minuti di durata, con una scansione ritmica della voce da manuale, con la giusta dose di sensualità, influssi nu-soul, un coro semi-gospel. Elementi su elementi che si mescolano alla perfezione, e brava Gioia Lucia.
42. Panetti - CCCP
Sarà quella faccia da schiaffi, sarà quella testa tonda o quell'ironia che sotto sotto è irresistibile, ma alla fine il progetto musicale di Panetti è diventato davvero qualcosa di serio. Accompagnato da una band di elegantissimi spaccatimpani Panetti ribalta il canone dei CCCP dipingendo un ritratto punk del movimento neofascista per eccellenza. Questioni di quantità e di italianità, questione di un ragazzo che ha trovato la folgorazione sulla via dei chitarroni.
41. Giallorenzo - Per qualcosa o qualcuno
Per essere "l'unica rock band italiana", come vengono scherzosamente definiti dai propri fan, i Giallorenzo hanno una certa predisposizione per venire i lacrimoni non appena si abbassa la guardia. È il caso di Per qualcosa o qualcuno, brano uscito a sorpresa in mezzo al trambusto dello scorso Sanremo: una canzone smantellata dalle percussioni, con il solo basso ad accompagnare una voce che parla di smarrimento, di perdita, di trovarsi soli in mezzo al groviglio della vita senza uno straccio di guida che ci possa aiutare. E con una testarda speranza ad accendersi nel ritornello.
(Continua nella pagina successiva)
---
L'articolo Le 50 migliori canzoni italiane del 2025 di Vittorio Comand, Dario Falcini, Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2025-12-19 16:45:00
COMMENTI