2023: i 100 nomi dell'anno della musica italiana (pagina 6)

100 nomi: altrettanti artisti, artiste, band, collettivi, etichette. Tutti assieme, chi nel bene, chi nel male, chi nel così così. Ma, ciascuno a modo proprio, rilevanti per questo piccolo mondo a cui teniamo tanto: la musica italiana

Grafica di Luca Dal Ben
Grafica di Luca Dal Ben

Mango Angelina

Il suo nome era il solo o quasi sulla cui presenza a Sanremo era possibile scommettere a occhi chiusi. Troppo clamoroso il suo 2023, con la "vittoria morale" ad Amici, due singoli spacca-airplay e l'ascesa a personaggio mediatico, complice anche il cognome "pesante" nel mondo della musica. La verità è che, piaccia o meno il suo genere, Angelina è una che sa fare un sacco di cose, e lavora come una matta per migliorare in quelle in cui fa meno bene. È una che ha fatto la gavetta e suona da quando è una bambina, una che è arrivata seconda a Musica da bere non più di 15 mesi fa e di contest e palchi scrausi ne ha visti tanti. E poi è molto simpatica, come dimostra la chiacchiera che abbiamo fatto alla MMW. In un'epoca di personaggi fake che balzano in vetta non si capisce esattamente come, 10, 100, 1000 "angeline manghe". 

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Maria Sole

Modella per artisti in gioventù, provocatrice da tutta la vita, artista inafferrabile tra il surrealismo, il dadaismo e la sperimentazione, la papessa Maria Sole è un personaggio che non si potrebbe inventare da quanto è assurdo. E non smette di esserlo a 86 anni, con un nuovo disco, Papexy, pubblicato a fine anno e presentato in una Chiesa sconsacrata nella periferia di Milano con uno show a metà tra il playback, avanguardia e farneticazione, accolto da un manipolo di fedelissimi.

Marracash

Dopo due tra i dischi più importanti del rap italiano, capace di proiettarlo in un'altra era per consapevolezza e capacità di lettura del presente, Marra non si riposato per nulla. Un po' perché di pezzi ne ha buttati fuori eccome, soprattutto per gli altri, e in dischi con un botto di feat. (a volte quasi indistinguibili), le tracce a cui partecipa lui risultano sistematicamente le più potenti. Per intenderci, Respira e 15 piani, sono rispettivamente i pezzi migliori dei dischi di Salmo e Noyz e di quello di Sfera, tra gli album più attesi dell'anno. Ma soprattutto è stato il suo anno dal punto di vista live, e come "organizzatore di eventi". Il suo Marrageddon è stata un'operazione coraggiosa e intelligente, che aveva tutte le carte in regola per funzionare e ha persino superato le aspettative. Sui "festival ad personam" continuiamo a mantenere dei dubbi, ma finché li fa Marra siamo certi che verranno delle bombe. 

Massimo Pericolo

Aveva avuto un esordio semplicemente folgorante, il più punk che la musica italiana recente ricordi, con Scialla Semper. Poi aveva firmato un secondo disco di ottimo livello, Solo tutto, il disco necessario in quel momento della sua carriera come lui stesso ha fatto capire. Ma Vane è uno che deve fare i conti anzitutto con Vane, ogni giorno, e così ecco che il suo terzo disco è quel capolavoro che risponde al nome di Le cose cambiano. Un ritorno alle origini che non è fan service o esaurimento delle idee, ma conti con sé stesso. Un album maturo per ricordare – e ricordarsi – di non essersi fatti intossicare dal contesto, con un paio di anthem degni del 2019, uno skit da leggenda e la capacità di restituire il dolore e l'inadeguatezza di tutti che è propria delle grandi penne.

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Milea Carmelo

Carmelo Milea è stato un promoter instancabile tra i Novanta e gli anni Zero con la sua agenzia Electra Tribe e per diverse edizioni uno dei pilastri di Ypsigrock, festival siciliano che è un faro nelle nebbia. Nel 2021 ha fondato la Chullu Agency con Clara Sistili e Paolo Cerruto. Conosciuto anche come attivista e selector (Milea Stones), ha vissuto tra Catania e Milano. A marzo è morto. È uno di quelli che ha fatto tanto per la musica e le comunità a cui si è dedicato. Verrebbe da dire che non ha avuto indietro abbastanza, ma non è affatto così. Perché chi se ne fotte dei soldi e della fama, chiunque l'abbia incontrato gli ha voluto bene e ha capito che il suo lavoro era prezioso. Lo dimostrano i tanti omaggi subito dopo la morte, come questo che trovate sul nostro sito

Carmelo Milea - foto di Giovanni Tagliavini
Carmelo Milea - foto di Giovanni Tagliavini

Mont Baud

All'ultimo MI AMI sono stati tra i concerti più entusiasmanti in assoluto, carico com'era di pathos e intensità. Vengono dal Veneto e Mont Baud, moniker dietro a cui si cela il gruppo guidato da Thybaud Monterisi – performer bravissimo e che si sta già facendo un nome anche da solista nell'ambito della spoken word – e dai producer Cantona e Verità. Il loro primo ep, Viscere, sussurra versi mortali su di un'elettronica tagliente, da cui lasciarsi ammaliare. C'è tutto il potere sensuale del peccato, accentuato dalle ombre notturne che si stagliano all'orizzonte, mentre un sorriso sadico si vede brillare nel buio. 

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montag

“Dai Pietro, coraggio. Faccela”. Questo era l’augurio con cui, qualche tempo fa, auguravamo a Montag di trovare un posticino nella musica senza perdersi lungo il cammino. E per carità, la strada è bella lunga, ma intanto è uscito “Dati”, un primo disco che tiene dentro Raymond Carver e i Bright Eyes mentre con un occhio sensibile si scrolla ossessivamente il feed di Instagram. Sono dieci canzoni preziose per raccontare l’amore attraverso il presente e viceversa, da cantare in solitudine o con un coro senza arte né parte su di un palco. E, che rompano l’algoritmo o no, siamo contenti che siano arrivate.

Morgan 

C'eravamo anche noi durante la puntata di X Factor che Morgan ha smattato e alla fine si è fatto cacciare. In realtà, siamo sinceri, non gli abbiamo visto fare (per lo meno on stage) nulla di diverso da quel che fa sempre, e per cui era stato chiamato e lautamente pagato: boicottare sé stesso e gli altri. Morgan è così: autodistruttivo lo è sempre stato, il problema è che ormai non appare più minimamente in controllo, e quello serve sempre mantenerlo almeno un minimo, anche quando il proprio personaggio gioca sempre a danzare sul precipizio. Da quando se n'è andato, per altro X Factor, ha funzionato molto meno, e si è continuato a parlare soprattutto di lui, showman tv e catalizzatore di attenzioni e polemiche come forse nessun altro oggi. Però, e lo diciamo a malincuore a tutte le parti in causa, ora basta per davvero please.

Mr. Rain

Al primo ascolto dei brani in gara a Sanremo avevamo avuto perfettamente lucida la percezione che la sua Supereroi fosse la canzone più fastidiosa e pericolosamente "tormentabile" del Festival. Non potevamo prevedere però un trionfo così plebiscitario per questo ragazzo bresciano, che – per colpa anche dei figli piccoli che alcuni di noi hanno "a carico" – con questo pezzo è stato ovunque nelle nostre vite. Un successo in parte spiegabile con la "zecchinizzazione" della musica italiana e con la passione tutta italiana per le voci bianche, ma che nasconde qualcosa di più. Un successo di quelli che cambia letteralmente segno a una carriera. Mannaggia a lui e agli angioletti. 

Naska 

Come chi lo precede nel 2024 farà il Forum d'Assago, e senza nemmeno essere passato dalla tv (magari l'anno prossimo, chissà...). Quello di Diego è stato un 2024 da "king" (cliccate il link così capite), forte del vento in poppa che il revivalone pop punk gli garantisce (qua lo abbiamo messo a confronto con i "padri" del genere in un clash generazionale notevole). Un paio di anni fa era conosciuto quasi solo dalle community online, ora sotto il palco si ritrova a ogni data (e sono state parecchie) migliaia di persone. I pezzi sono semplici, generazionali e a effetto, con attitudine da inni. Hanno tiro soprattutto. Anche quando l'onda si consumerà, siamo sicuri, Naska continuerà a surfare.

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(Continua nella pagina successiva)

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L'articolo 2023: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di Dario Falcini, Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-12-30 12:00:00

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