2021: i 100 nomi dell'anno della musica italiana (pagina 2)

Dalla A alla Z: 100 donne, uomini, etichette, locali che – nel bene o nel male – hanno segnato il nostro anno pieno di musica italiana

Un po' dei 100 di quest'anno
Un po' dei 100 di quest'anno

Brondi Vasco

Quando ho scoperto che Paesaggio dopo la battaglia, uscito a maggio, era il primo disco di Vasco con il "nuovo" nome mi ha fatto parecchio strano. Ma come, pare passata una vita dai tempi (10 anni e 4 dischi) delle Luci della Centrale Elettrica... Sarà che lo avevo già visto in concerto con il "nuovo" nome, letto varie sue riflessioni, cercato di seguirlo artisticamente nonostante i suoi lunghi silenzi come si fa con gli artisti a cui si è più affezionati. Ma, appunto, mancava un disco per dare inizio alla "nuova" vita. Quando è arrivato – qua lo abbiamo raccontato in anteprima, durante una serata per noi speciale –, nessuno è rimasto deluso. Chiamatelo con il suo nome, e non smettete di ascoltarlo. 

Caparezza

Sono un suo enorme fan, soprattutto degli ultimi dischi che sono maturati con lui fino a diventare dei piccoli capolavori come nel caso di Museica e Prisoner. Ora – nell'attesa di godermelo live – un nuovo disco Exuvia. Che rimane di un livello talmente superiore alla media da tenerlo fuori da ogni discorso sul genere attorno a cui la sua musica orbita. Ci sono brani di estrema potenza – da La scelta a Campione dei 90 e El Sendero, solo per stare sulle hit – e a livello di suono le produzioni '80 sono sempre più essenziali ed efficaci. Un solo "dubbio: dopo due dischi così profondi e inquieti, capaci di scavare nelle viscere, cominciamo a sentire pressante l'esigenza di una rinascita e redenzione. Speriamo arrivi.

Carrà Raffaella

La morte di Raffaella Carrà mi ha colto impreparato. Non come tutti negli altri, visto il riserbo che aveva tenuto sulla sua malattia. Era che, mentre cercavo di approfondire la sua figura sui vari "coccodrilli" vergati per lei da giornali di tutto il mondo, mi rendevo conto di essere fermo nel mio giudizio alla patina, alla superficie di un'immagine scintillante o delle ultime cose fatte in carriera, quelle coeve con la mia età "adulta". Spero di aver recuperato almeno un po' tutto ciò su cui non mi ero soffermato a sufficienza. Che è stato tanto, tantissimo: una figura dall'impatto culturale, sociale e politico senza eguali nella nostra società.

Carucci Maurizio

Stima per ciò che ha fatto con gli Ex-Otago, band per me sempre considerata un po' meno rispetto al proprio valore, e ammirazione per le sue scelte, il "ritiro" sui suoi Appennini per vivere un'esistenza più semplice e a contatto con la natura. Quando Maurizio Carucci ha annunciato che avrebbe smesso con la musica con un post tormentato ho pensato "peccato" ma anche "ci sta". Cioè, senza conoscerlo mi sembrava che fosse compatibile con il suo personaggio e il suo modo di vivere. Poi c'è tutto il tema della "salute mentale" e delle priorità tra cui scegliere, che finalmente hanno acquisito il loro spazio. Quando poco dopo ha detto che no, non si ritirava, anzi c'erano già un singolo e poi un disco pronto, ci sono rimasto un po' così. Sembrava un altro annuncio di ritiro che non lo era, quello del collega Rocco Hunt di un paio di anni fa. I tempi con cui è uscito il suo progetto solista, insomma, sono un po' sospetti di promo. Se così non fosse, ci scusiamo per il sospetto e consigliamo per lo meno una piccola pausa dai social e dall'annuncismo che inducono: anche quello è un ottimo modo di rimettere sé stessi al primo posto. 

Castello Marco

Marco Castello è il classico giovane musicista italiano, nel senso che è del 1993 e solo da noi viene considerato ancora un bambino affacciatosi da poco alla musica. Siciliano di Siracusa, laureato in tromba jazz a Milano, polistrumentista vero, ha affinato la tecnica assieme a Erlend Øye, membro dei Kings of Convenience, con cui si è confrontato per la prima volta davanti a una parmigiana e con cui collabora ne La Comitiva. Ironico, scanzonato, malinconico come solo i suoi amati anni '70: quest'anno Marco Castello ha trovato definitivamente la chiave per unire armonie jazz, groove e cantautorato nel suo primo disco Contenta tu. Non c'è tanta roba così in Italia a questi livelli. Viva la gioventù, viva gli anni '70, viva la parmigiana.

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Cerri Franco

Da un "giovane" jazzista a un altro: Franco Cerri, scomparso a 95 anni a ottobre. Lui giovane lo è stato ogni giorno, per la sua voglia di cambiare continuamente, sperimentare di tutto con la musica, contaminarsi, osservare e poi riprodurre. Un maestro di chitarra per tante generazioni. Per celebrare questa sua unicità, questa capacità di parlare a tutti e aprire mondi a chiunque lo vedesse in azione, abbiamo sentito due bravissimi musicisti, Andrea Gerardi di Vipera e Amedeo Nan dello Studio Murena, che su Rockit ricordano il talento e l'incredibile gentilezza di mister Cerri.

Chiello

Non andavo affatto pazzo per la FSK, o meglio la consideravo una grande occasione persa. Quella di un gruppo di ragazzi dalla provincia più provincia, amici di una vita che messi di fronte alla possibilità di fare qualcosa di davvero loro, qualcosa di diverso, di rottura, qualcosa di punk insomma, finivano invischiati in una serie di cliché per me non particolarmente significativi. Sono quindi stato molto piacevolmente stupito quando ho sentito Oceano Paradiso, primo disco solista di Chiello, uno dei tre membri della band. Che, una volta messo in proprio, ha fatto qualcosa di suo per davvero, qualcosa che non ti aspetti. E per questo uno dei dischi dell'anno, senza dubbio. Bellissima l'intuizione di mettergli vicino Colombre e altri ottimi musicisti per la parte live – Fausto Cigarini (Franco126, Reverie) al basso e al violino; Francesco Bellani (Tutti Fenomeni, I Cani) alle tastiere; Giulia Formica (Julie Ant) alla batteria –, che lo portano su sonorità rock che funzionano eccome. Coraggioso e premiato. 

Chirico Maria Valentina

Ci occupiamo di musica "leggera" (di nuovo questa parola, chissà cos'ho oggi?!), ma quando incontriamo una super musicista che proviene da pianeti lontani dai nostri siamo felici come infanti. Così è accaduto con questa soprano e organista piemontese, che studia musica da quando è una bambina, passando da Mozart al black metal, fino ai Sufi e ai cori pigmei. Con le sue Folk Tapes ha deciso di mettere in musica quel sentiero di montagna che le appariva ogni mattina durante il lockdown. Rigenerante, per lei e per noi. 

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Club2Club

In questi anni Club2Club ha sempre avuto idee nuove e non ha mai smesso di scommettere su sé stesso. Così è diventato un evento con risonanza internazionale, tra i più apprezzati dagli appassionati di elettronica. La sfida di questa edizione, però, era la più difficile. Come tornare a fare ballare la gente, come portare un messaggio di libertà e di incontro in un momento di grande paura e con regole sempre più incerte? La formula scelta dalla rassegna torinese è stata quella del pochi ma felici, ed è stata vincente. Perché quello che è stato rilanciato da C2C 2021 – al di là del periodo storico infame, che prima o poi finirà – è un bisogno primordiale, inestinguibile. Una nuova frontiera, per ritrovare i più antichi bisogni e valori.

Coccoluto Claudio 

Cominciano a essere molte le perdite dolorosissime che celebriamo tra questi 100 nomi, e siamo solo alla lettera C. Claudio Coccoluto se n'è andato 59 anni dopo una malattia, è stato il re dell'"elettronica underground". Del mondo dell'EDM si sentiva parte e distante allo stesso tempo, per questo lo scuoteva con i suoi suoni sempre nuovi e all'avanguardia e con le sue parole. Coccoluto – che aveva goduto di un picco di popolarità negli anni passati e che quindi avrebbe potuto benissimo farsi i fatti propri – non si è mai tirato indietro dal parlare di politica, dell'aspetto sociale della musica, e non ha mai ceduto a facili logiche commerciali. È stato un grande.

Colapesce-Dimartino

Musica leggerissima sarà per sempre in Italia la colonna sonora di un'epoca allucinante che abbiamo vissuto. Un "long tormentone" (ma quante volte l'abbiamo ascoltata?) semplicemente perfetto, il meglio che potesse capitare a un Paese che a un certo punto ha ritenuto intelligente importare il peggio dei reggaeton. Felicissimi che sia accaduto, e proprio a loro. 

Consoli Carmen

Qualche settimana fa sono stato al Teatro degli Arcimboldi, strapieno, a vedere il live di questa meravigliosa artista (qua invece eravamo alla prima del tour, ad Assisi). Poco dopo essere stato chiuso a chiave per mesi in casa, poco prima di ritornarci. Per fortuna è stato bellissimo. Prima lei e il suo chitarrista Massimo Roccaforte, poi Carmen e l'amica (batterista) Marina Rei, poi i tre assieme. Due ore e più di concerto, in cui in tre hanno viaggiato tra i generi musicali e lanciato suggestioni di ogni tipo. Non ce n'era bisogno, ma la cantantessa ha confermato di essere un'artista senza eguali in questo Stivale. E il suo ultimo disco è l'ennesimo incanto

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Coma_Cose

A Sanremo, lo dico sincero, li avevo trovati un po' impacciati. Ci ho messo un po' a capire che quello era un pregio e non un difetto. Anche perché il pezzo che hanno portato, Fiamme negli occhi, non si discute: hit pop che loro fanno a livelli altissimi. La cosa più difficile da immaginare era che Fausto e California rispondessero, pochi giorni dopo la saracinesca sull’Ariston, con un disco totale, facendo toccare una nuova vetta alla loro produzione. Nostralgia è un album di sei canzoni e un messaggio vocale che brilla di luce propria, l'esatto contrario di ciò che sono storicamente i dischi post Sanremo. 

Cosmetic

Nell'anno del tanto celebrato "ritorno del rock", in Italia abbiamo una certezza: la band romagnola che ha sempre fatto delle chitarre col fuzz il suo tratto distintivo, torna con due singoli uno più bello dell'altro. Con meno chitarre e tanta emozione, tipo qua. Come dicono loro "purtroppo non sappiamo diventare famosi". O meglio, per fortuna. 

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Cosmo

Si potrebbero scrivere mazzi di articoli (ne abbiamo fatti un po', in effetti) sul 2021 di Cosmo. L'anno in cui un musicista dance (vabbuò, facciamo a capirci) si è trasformato in sprone e interlocutore per la politica, con svariate lettere alle istituzioni sorde tipo sketch comico d'altri tempi. L'anno in cui si è battuto per il ritorno della musica per tutti, salvo poi esserne quasi (al netto del fighissimo evento all'Alcatraz) tagliato fuori. L'anno in cui ha fatto un disco difficile e forse non del tutto capito, ma che, come lui stesso ha spiegato, semplicemente si sentiva dovesse essere così. Che poi è l'unica motivazione un artista dovrebbe avere. Ora, invece di guardare a ciò che è stato, meglio volgere al futuro. Perché "l’apocalisse è per chi è già morto. Per tutti gli altri c’è l’avventura".

(Continua nella pagina successiva)

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L'articolo 2021: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-01-04 15:48:00

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