2025: i 100 nomi dell'anno della musica italiana (pagina 5)

Chi abbiamo amato, chi abbiamo mal sopportato, chi ci ha lasciato e chi si è mostrato per la prima volta. Ecco i 100 tra artisti, band e non solo che hanno segnato il nostro anno di musica

Silverio Massimo

In Carnia, la zona montanara del Friuli, non abita quasi più nessuno. Ma è qui che vive una delle voci più originali del cantautorato italiano (anche se canta in dialetto), dopo una breve esperienza nella "big city" di quelle parti, Udine. Dopo un esordio che ha convinto tutti (anche fuori dall’Italia), Surtùm è stato una conferma assoluta. Siamo davanti a uno bravo per davvero.

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SKT

In molti l’hanno notato con un brano che difficilmente assoceresti a un giovane rapper nato in Calabria e cresciuto nei sobborghi di Londra. Il suo omaggio a Joe Cassano è sincero e super hip hop, come tutta la sua produzione. La sua rapida ascesa tra i big del rap italiano è un’ottima notizia per tutti (venire a sentirlo live a La Notte dei CBCR di Rockit per credere).

Sorgini Giuliano

Nel novero dei grandi compositori italiani di library music, Giuliano Sorgini era uno di quelli che avrebbe meritato ben più riconoscimento di quanto non avesse ottenuto nel corso della sua carriera. Ora che non c’è più, recuperarne l’eredità musicale è quasi un obbligo morale.

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Spleen

Il premio per il momento più punk dell’anno va agli Spleen, gruppo nu metal che al Kick the Past di Pusiano, provincia di Como, si è lasciato sfuggire una bestemmia al microfono, prima tessera di un domino che ha avuto come risultato la cancellazione dell’intero festival. Ozzy, scansati.

Stote Jean Luc

Jean Luc Stote, nato a Nancy, in Francia, è a Brescia che è diventato un nome imprescindibile della scena musicale, grazie al suo instancabile lavoro con Radio Onda d’Urto. Dire che mancherà è dire davvero poco.

Studio Murena

Nel marasma di una scena rap sempre più uguale a sé stessa, è fondamentale celebrare le eccezioni che aprono strade diverse e percorribili da pochi. In questo senso, l’esempio dello Studio Murena è eclatante, con barre durissime sostenute da intricati arrangiamenti tra jazz ed elettronica, di cui il nuovo disco Notturno è l’ennesima prova. A dimostrazione che il coraggio e il duro lavoro pagano.

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Talu

I tecnici che lavorano ai concerti sono delle figure mai abbastanza celebrate. Quest’anno ne abbiamo perso uno di quelli che sfiorano la leggenda: Talu, storico fonico dei Modena City Ramblers, il che lo fa uno dei pochi fonici ad aver probabilmente platinato lo Stivale a forza di suonare ovunque in tutta Italia. 

Tamango

Tra qualche tempo potremo dire “Li conosciamo da quando facevano gli stadi!”. La loro Rampallonata è stato uno dei concerti più originali, ambiziosi e coinvolgenti a cui abbiamo avuto la fortuna di partecipare quest’anno.

Thiele Joan

Nel Sanremo di cui non ricorderemo moltissimo, di certo non dimenticheremo gli Echi raffinatissimi (e lancinanti) della sua musica, le sue discese dalle scale con la chitarra a tracolla, la grazia che pare provenire dalla fine del mondo. Successo meritato, meritatissimo di una brava per davvero. 

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Tony 2Milli

Tony 2Milli a Pechino Express è probabilmente la vera cosa prima di GTA6 che nessuno avrebbe mai potuto neanche lontanamente concepire.

Tony Pitony

Live a Ul Caminett. No, al Bellezza. Andiamo in Santeria. No, anzi Fabrique. Due Fabrique, tre Fabrique. In tanti non l’han visto arrivare, ma è senza dubbio l’uomo (anzi la maschera) dell’anno della musica italiana. Se non si muovono a tirare giù San Siro, arriva pure lì.

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Tresca y Tigre

Uno dei primi palchi della loro carriera lo hanno condiviso con gente come Floating Points, Four Tet, A. G. Cook. Il trio – composto da Sicala, rapper italo colombiana, e dal duo di producer Trampa – ha suonato nella sua città all’ultima edizione di C2C, uno dei club con più “orecchio” al mondo. Ascoltare il loro ep d’esordio Cascara aiuta a spiegare come sia stato possibile. 

Tutti Fenomeni

Sarà uno dei protagonisti del prossimo MI AMI, a maggio 2026. Lo è stato di questo finire di 2025, con un brano, Piazzale degli eroi, che arriva dopo una lunga (ma ha fatto un po’ di cose belle intanto, tipo il cinema) assenza discografica. Poi ci sarà un disco, prodotto da Giorgio Poi (più che discreta garanzia). Il figlio prediletto del fu indie è tornato. 

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Umarell

Il personaggio più improbabile che possiate incrociare oggi nella musica italiana risponde al nome di Martin Giovannella, viene da Bologna e vive la vita ben al di sopra della velocità consigliata. Nel corso dell’anno ha fatto all’incirca una cinquantina di live in qualsiasi contesto, da grossi festival agli scantinati degli amici, ha pubblicato un disco che si chiama Rock ‘n’ roll in cui dentro c’è di tutto, pure troppo, come d’altronde richiede quest’epoca di schizofrenia digitale, e sembra proprio che anche il 2026 viaggerà allo stesso ritmo. Non fatevi trovare impreparati.

Valli Celso

Terra promessa, Quello che le donne non dicono, Self control… Celso Valli è stato per il pop italiano qualcosa di simile a Hugh Grant per le romcom inglesi anni ‘90: se c’è lui, al 99% sarà un successo.

Vannini Nicola

Nicola Vannini, morto a 66 anni a novembre, è stato il primo cantante dei Diaframma, per poi avviare altri progetti musicali come Soul Hunter e Nick And Nick And The Psychotic Drivers. Ha fondato Audioglobe, ha permesso a tantissimi progetti musicali di crescere e diventare qualcosa di importante nel panorama culturale italiano (vedi Offlaga Disco Pax). Nicola è stato uno che ha dato tanto, per non dire tutto, a un'idea di musica come la vorremmo vedere sempre intorno a noi.

Vanoni Ornella

Se n’è andata mentre celebravamo la semifinale di Palchi Belli. Ecco dov’eravamo – ad ascoltare bella musica, com’è giusto che sia – mentre se n’è andata una dea della canzone italiana. Grazie di ogni cosa che hai detto e che hai fatto. 

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Venerus

Uno che fa sempre le cose a modo suo, anche quando tutti vanno nella stessa direzione. È così anche il suo ultimo disco, Speriamo. 14 tracce (con qualche feat. e il gruppo di lavoro di sempre) e un’esortazione collettiva e un tributo all’arte, che crea spiragli di luce nel fondo della caverna. Un disco intenso, intensissimo, in cui l’artista sperimenta come al solito muovendosi tra i generi (“avevo voglia di tornare a rappare”) e puntando moltissimo, ancora più che in passato, sui testi. 

Vessicchio Peppe

Per molti (tutti?) era quello con il barbone e la faccia simpatica di Sanremo. È stato direttore d'orchestra, compositore e arrangiatore, è morto all'età di 69 anni. La sua carriera, però, va ben oltre l'Ariston: negli anni, Vessicchio ha collaborato con artisti come Gino Paoli, Edoardo Bennato, Ornella Vanoni e tantissimi altri. Faceva pure ballare le piante.

Zen Circus

Gli Zen da sempre sanno tradurre nel modo più semplice e immediato le contraddizioni dei tempi che viviamo e soprattutto delle persone che popolano il presente. Con Il Male, il loro migliore disco recente, sono tornati a fare tutto questo alla grande, confermandosi sempre i più ispirati di una generazione rock mai stanca. 

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L'articolo 2025: i 100 nomi dell'anno della musica italiana di V. Comand, D. Falcini è apparso su Rockit.it il 2025-12-31 16:06:00

Tag: 100nomi

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